martedì 7 maggio 2024

TRE QUARTI DI SECOLO.....

   Ventisettemilatrecentosettantacinque giorni, settantacinque anni ovvero 3/4 di secolo!

   Eh già, oggi - 7 maggio 2024 - sono questi i tempi della mia vita che l'inflessibile calendario mi obbliga a ricordare. Anni, mesi, settimane e giorni e poi infanzia, gioventù, maturità, anzianità il tutto ora racchiuso in un batter d'occhio che conserva gli scatti di un lunghissimo fotogramma che non mi va di perdere.

   Mi guardo alle spalle, spremo i miei ricordi e mi vedo piccolo, in quella antica dimora sparsa tra i campi ferraresi, alle spalle del fiume Reno, famiglia contadina tra altre famiglie di gente lavoratrice, facce cotte dal sole e povere case a racchiuderne le storie, le miserie, le poche cose che servono. Bambino tra bambini che scorazzavano tra campi di grano, di barbabietole e filari di viti in un  rincorrersi spensierato, quasi a voler nascondere quelle grandi difficoltà che la povertà ci imponeva.

   Anni di studio in scuole sparse tra le pianure di Consandolo, Marmorta e Molinella, quel rincorrere licenze e diplomi, quel crescere lento ed inesorabile tra necessità famigliari, scolastiche e giovanili, anni dominati dalla necessità di stare al passo con le fatiche dei genitori, lavoratori che hanno dato il meglio di se stessi per crescere quei due loro figli in modo dignitoso seppur limitato. Scuole che mi hanno formato, preparato al lavoro. Sì, al lavoro in quanto ben difficile sarebbe stato pensare di arrivare più in alto, possibilità economiche non lo avrebbero consentito e un diploma di meccanico avrebbe aperto le porte di una fabbrica, di lì a poco.

   E poi la fabbrica, come fucina di apprendimento!  Un mestiere, lo stare tra altra gente, condividerne i momenti della produzione ed i momenti di lotta, il sentirsi crescere - giorno dopo giorno - dentro le idee, i valori, la necessità di impegnarsi per cambiare cose assurdamente ingiuste, nel lavoro e nella vita. Sette anni vissuti in un contesto storico importante, dentro la fabbrica e nella società, il '68, i diritti, i grandi cambiamenti e poi le stagioni violente, il terrore, le stragi e noi sempre con le tute  ed io con il sentir crescere in me la necessità di non stare alla finestra. La politica , il sindacato, ore ed ore, anni dopo anni a far crescere la convinzione che le ingiustizie vanno combattute, che l'impegno paga e che le conquiste non avvengono da se ma con il sacrificio che ti vede rinunciare a qualche libertà ed a molte ore di sonno!

   Con quello che ho imparato indossando la tuta blù mi si è aperto un mondo di domande su che cosa mi accadeva intorno, vicino a me ma anche in altre parti del mondo. E la voglia di capire ha avuto la meglio consentendomi di andare alla scoperta di quelle miserie che impoveriscono milioni di persone e che segnano le profonde ingiustizie di cui siamo pieni. Medio Oriente, Sudamerica, Europa come luoghi da vedere per capire ma anche come luoghi da scoprire in quanto sconosciuti e meravigliosi. Esperienze tra la gente così diversa, momenti intensi di solidarietà e di umanità vissuti tra gente povera, sfruttata, violentata nei diritti e nella persona. Il mio crescere in contemporaneità con il crescere della mia curiosità e del mio sentire le ingiustizie. Pezzetti di mondo che mi hanno insegnato a radicare sempre più in me determinati valori, gli stessi che mi accompagnano fin quì dove sono oggi.


   Anche le scelte di vita hanno la loro importanza. Le relazioni personali, le amicizie sono diventate anche storie indistruttibili di rapporti affettivi. Un matrimonio, un divorzio, un matrimonio, momenti difficili ed anche dolorosi che insegnano qualcosa che non lascerai mai per strada. Il dolore dà anche forza e questo lo avrei scoperto molto più tardi, in altre occasioni, in momenti dove ho condiviso il dramma di avvenimenti con altri.

   Decenni alla guida di autobus, vedendo il mondo, la gente, la città cambiare. Sentendo il cambiamento nel parlare della gente, nel modo di confrontarsi, nel grado di coinvolgimento di tanti che sono stati protagonisti di anni intensi e che si sono persi per la strada. Un mestiere che mi è piaciuto, che ho fatto con passione e che mi ha restituito molto. Colleghi, amici, funzionari che hanno segnato le tappe di un lavoro, di un ambiente,  che per anni era "una famiglia" e che poi il nuovo che avanza ha trasformato in una azienda di produzione di servizi! Altra roba, altri rapporti, altre idee e in tutto questo la necessità di sentirsi sempre parte di un mondo sballato, di cose senza senso, di decisioni che vanno nella direzione sbagliata, di....un tuo ruolo che ha davanti due strade: o ti adegui oppure continui a remare contro. Io remo contro! Così come remo contro quei silenzi, quella mancanza di verità e di giustizia che ancora separa me - piccolo uomo di questi tempi - dalle ingiustizie viste e vissute in quel lontano 2 agosto 1980. Quel giorno che segnò un'altro momento incancellabile dalla mia vita.

   Ora sono quì. 75 anni che voglio portare a spasso perchè sento tutta la loro energia positiva. Nella vita si fanno errori ed anch'io li ho fatti. Ma essi sono chiusi dentro alle tante cose buone che ne cancellano le ferite, che fanno apparire gli errori come momenti che devono essere accettati con dignità . Sono io e mi vado bene così. Credo nella semplicità dell'essere persone diverse ma ricche di cose interiori. Continuo su questa strada e non so quanto sarà lunga e quanto impiegherò ancora a percorrerla. ma il mio viaggio continua a piacermi....  


lunedì 6 maggio 2024

GIORNATA SENZA STORIA.....

     Giornata senza storia, quella di oggi, a Bologna.

     Ma anche le giornate senza storia hanno una storia. C'è sempre qualcosa che le contraddistingue dalle altre, c'è sempre qualcosa che le fa rimanere nella memoria.

     Due classi delle Scuole Medie modenesi "San Carlo" sono venute a farci visita a Bologna per - anche loro come le tante decine di altre che già l'hanno fatto - imparare qualcosa sulla storia della strage alla stazione avvenuta il 2 agosto 1980.

     Questo argomento richiede interesse ed attenzione, data la complessità degli avvenimenti, storie, personaggi di cui si parla, senza dimenticare il clima emotivo che viene a crearsi quando si è sul luogo del martirio di tante persone e quando si ascolta la voce di chi quel giorno c'era ed ha assistito a tanti momenti di dolore e di devastazione e fa fatica ad entrare in quei particolari che risvegliano ricordi di grande tristezza.

     Ma se intorno senti la presenza di ragazzi disattenti, demotivati, indifferenti allora tutto si fa più difficile ed oggi i 2/3 di chi è venuto per ascoltare una lezione ed una testimonianza non era con noi ma per i fatti suoi! E, forse, è venuto meno anche il ruolo di chi li deve guidare, accompagnare, interessare non con autorità ma sicuramente con autorevolezza, ovvero i loro professori.


     Se l'arrivo in ritardo può essere imputato agli orari del treno, meno motivazioni possono essere addotte per quel loro incedere lento (ma i ragazzi sono svelti, scattanti, quando vogliono, o no?) che li ha caratterizzati lungo la risalita di via Indipendenza. E poi, una volta arrivati al Palazzo del Comune dove, di solito, viene concesso a tutti i gruppi quella decina di minuti necessari a fare merenda, ebbene i dieci minuti sono diventati trenta! Una scampagnata, in sostanza, per molti!

     Saliti nell'ampia sala dove li incontriamo per parlare di storia con la docente - oggi Rossella Ropa - e far ascoltare loro la testimonianza di chi era in Stazione quel giorno - oggi ancora io - altri quindici minuti sono scivolati via per esigenze...igieniche fino a che anche la nostra docente ha perso la pazienza ed ha imposto di cominciare per non perdere altro tempo. Ovviamente è dispiaciuto a tutti e le auguriamo una pronta ripresa a quella ragazza che si è sentita poco bene ed ha abbandonato l'incontro ma tutto quello che abbiamo potuto fare, da lì in poi, è aver tolto argomenti, domande, limato su fatti di interesse e storie di persone, l'aver accelerato, tolto tempo alla stessa narrazione della testimonianza perchè - con anticipo rispetto agli orari di solito rispettati - le classi ci hanno lasciato alle 12.15 in punto. 

     Così non va bene, ogni tanto può accadere ma così non va bene! Questo messaggio lo dovrebbero interpretare gli insegnanti perchè i ragazzi si rapportano con loro e se oggi l'incontro è stato al di sotto delle aspettative dovrebbero loro stessi trarne per primi le conseguenze. In fondo anche quella di questa mattina era una giornata di studio, non una gita!

     Non voglio comunque dimenticare i gesti compiuti da quelle ragazze e quei ragazzi che - prima di uscire - si sono sentiti in dovere di venirci a salutare , di volermi far sentire la loro comprensione, regalarmi qualche loro buona parola, stringermi la mano o abbracciarmi ed anche voler ricordare quel momento con una foto. Mi hanno fatto piacere, hanno sentito che qualcosa dovevano trattenere per loro, da quel nostro incontro.

     E voglio ringraziare in particolare Karim e Kusalim per quei due loro fogli di quaderno che hanno voluto lasciarmi per ricordo e sui quali hanno tracciato - mentre ci ascoltavano - segni e disegni importanti del loro pensiero su quanto hanno imparato oggi ma anche per quelle emozionanti parole di augurio che hanno voluto scrivermi dopo aver saputo del mio prossimo compleanno. Le abbraccio, con vero affetto e con tutta l'amicizia che meritano. I loro auguri li considero veramente speciali ed indimenticabili!


sabato 4 maggio 2024

.....SU E GIU' PER QUEI PORTICI DI BOLOGNA.

     Avete presente la pubblicità di quel supermercato dove si vede che a forza di entrare ed uscire la clientela ha scavato un fossato? 

     D'accordo, è una battuta ma dato l'alto numero di volte che anche noi andiamo avanti ed indietro tra la Stazione di Bologna e il Palazzo del Podestà, percorrendo via Indipendenza, il risultato potrebbe essere uguale, potremmo cominciare a vedere traccia del "nostro" fossato! Andare con i ragazzi nella stazione di Bologna e poi accompagnarli nel Palazzo Comunale per continuare quel percorso della memoria che si snoda intorno al ricordo della strage del 2 agosto 1980 comporta sempre fare un po' di podismo, camminare e chiacchierare, la loro e la nostra ginnastica quotidiana, un trait-d'union tra storia e memoria ma anche tra un luogo che ricorda il passato ed una salone che ti fa rientrare nel presente, la lezione di storia messa insieme ai ricordi personali di qualcuno di noi. E' quello che fa parte del progetto "Educare attraverso i luoghi", il "nostro" (delle docenti e dei testimoni) anno scolastico, senza voti finali ma con tanto impegno.


     Giovedì 2 maggio, altre classi, altre scuole, ragazze e ragazzi sparsi nel territorio di questa regione che sono venuti a fare la loro parte, quella di studenti impegnati nell'apprendere una pagina di storia, nell'ascoltare ricordi di un testimone per tornare nelle loro sedi con qualche conoscenza in più su una strage commessa a Bologna e sulle vicende di una democrazia, delle sue Istituzioni, colpite duramente da un criminale progetto attuato da una galassia neofascista che aveva come scopo finale il sovvertimento dello Stato. Progetto fallito ma di cui restano ferite ancora ampiamente visibili.

     Da San Giorgio di Piano in quaranta. La 3aA e la 3aC della locale Scuola Media, guidate per tutta la mattinata dai loro professori, stimolati a prestare attenzione alla lezione di Rossella Ropa, la lezione sulla storia di un periodo che ci vide alla mercè di gruppi terroristici, gente di vecchie idee neofasciste smaniosi di riportare indietro le lancette della storia. Una strage, una stazione devastata, vittime e feriti e poi un racconto, il mio racconto, su cosa fecero tante persone quel giorno, che cosa ci facevano autobus accanto ad ambulanze e grù dei Vigili del Fuoco! E - come accade spesso - la presenza di un viaggiatore che silenziosamente si aggrega all'ascolto, oggi di quella signora che ha voluto inserire - in quella sala d'aspetto dove i ragazzi imparavano cose importanti - i propri ricordi di giovinetta che sentì parlare della strage mentre si stava godendo una vacanza in famiglia, al mare! Quelle sue parole e poi quelle lacrime che le scendevano sul viso a testimoniare anche il suo attaccamento a quel ricordo, a quelle vittime, a quell'impegno per non dimenticare.

     E, nel pomeriggio, altri studenti, ma questi un po' più cresciuti. Ragazze e ragazzi in procinto di fare il grande passo: dalle superiori all'Università! Da Parma arrivavano, in quarantatrè più quattro loro professori. Arti Visive e Audiovisivi: sono le materie del loro studio, materie che apprendono nelle classi 5aA del Liceo Artistico parmense "P. Toschi". Pure loro venuti fin quì per seguire -diciamolo: anche con un po' di stanchezza dovuta ad una mattinata trascorsa in visita al Museo di Ustica! - la ricostruzione storica che la nostra docente Cinzia Venturoli ha proposto loro per aiutarli a capire che cosa significarono per Bologna e per l'intero paese alcuni decenni di terrorismo ed il ricorso a stragi ed omicidi per tentare di par passare un disegno criminale che si fondava su vecchie idee di nuovi neofascisti. Tra attentati e processi, tra condanne, depistaggi, complicità e silenzi, Cinzia ha dato loro quelle conoscenze indispensabili a capire cose non contenute (o contenute parzialmente) nei libri di scuola! Dalla stazione ci hanno seguiti in centro, nell'ampia sala del Palazzo Comunale dove la seconda parte dell'incontro noi-loro si è concretizzata nella mia testimonianza su cosa ricordo di quel sabato 2 agosto 1980. Momenti di riflessione e di emozioni provate a condividere con questi giovani...visibilmente provati dalla stanchezza.


     Il calendario degli incontri scorre, giorno dopo giorno tracciamo una riga su un appuntamento già effettuato ma non siamo ancora alla fine....non ancora....

venerdì 3 maggio 2024

CON LA PALESTINA NEL CUORE

   


    Migliaia di studenti, migliaia di manifestanti, negli Stati Uniti, in Francia, in Italia, nei paesi arabi, nelle nazioni sudamericane, in Europa, in Asia manifestano in favore del popolo palestinese, contro il massacro che Israele ed il suo governo hanno pianificato nei confronti di chi abita la striscia di Gaza, campi profughi e territori occupati illegalmente dai militari con la stella di Davide.

     36.000 morti di cui un terzo sono bambini, decine di migliaia di feriti e altre migliaia scomparsi non bastano ancora per condannare Israele, deferirlo alla giustizia internazionale, incarcerare i responsabili e smetterla di pararsi la faccia con la puerile scusa che si starebbe facendo dell'antisemitismo! La seconda Guerra Mondiale è terminata da ottant'anni e la condanna dell'antisemitismo nazista è già stata fatta e continua ad essere fatta, ora non si abbia paura di condannare quello che - si chiamino israeliti o ebrei - stanno facendo nei confronti di un altro popolo: un eccidio indiscriminato ai danni del popolo di Palestina!

     Le potenze che contano - e anche l'Italia - la smettano di armare l'esercito israeliano che, a sua volta, passa le armi ai coloni, responsabili di occupazioni illegali, violenze, espropri ed ora anche di torture. Basta, basta, basta!

     Sostenere i diritti di un popolo escluso dall'attenzione del mondo è un dovere, un dovere di tutti noi!

     Sostenere il popolo palestinese è una cosa giusta e farlo è segno di umana solidarietà! Sostenerne le ragioni e la lotta è sostenere il diritto alla libertà di ogni popolo.

     Ecco perchè è giusto anche sostenere la protesta di centinaia di migliaia di persone che manifestano in tutto il mondo affinchè il massacro del popolo palestinese si fermi, ne vengano riconosciuti i diritti e possa avere una propria nazione rispettata e riconosciuta.

martedì 30 aprile 2024

ANCORA SALVEMINI.....

      Siamo  pronti  al rush finale, siamo in dirittura d'arrivo ma ancora tante sono le classi che incontreremo da quì alla fine di maggio, in Stazione ed in Comune, nel luogo della memoria e nella sala dove ci si parla e si ascoltano storie di una strage, storia di testimoni e di quanto hanno visto e vissuto il 2 agosto 1980, giorno dell'attentato alla Stazione di Bologna.

      Tante classi ancora arriveranno, dalla città e da fuori città, da questa provincia e da altre provincie ma in questi ultimi giorni abbiamo veramente fatto il pieno di incontri avuti con uno degli Istituti più frequentati e simbolici del circondario bolognese: l'ITCS "G. Salvemini" di Casalecchio di Reno.

      Molte classi, molti studenti, molti professori, tanto interesse sempre riscontrato, segno che lezioni e testimonianze sulla storia della strage alla stazione a quelli del Salvemini lasciano qualcosa di utile sia per quanto riguarda l'apprendimento di un pezzo importante della nostra storia che l'ascolto di vicende vissute e raccontate in prima persona da chi il 2 agosto 1980 c'era e sente il dovere di lasciare anche a questi giovani una testimonianza che racconta di gesti umani, di solidarietà, di aiuto e di reazione ad una inaudita violenza che ha seminato distruzione e vittime innocenti.

      E il Salvemini era con noi anche questa mattina con i suoi - forse ultimi - quattordici studenti, la loro professoressa ed un insegnante di sostegno. Erano quelli - e quelle - della classe 5aQ, ragazze e ragazzi che studiano informatica e sono al termine del percorso di crescita e formazione che li vedrà presto passare alle aule magne dell'Università. Una classe che ha confermato la serietà con la quale hanno fatto visita a noi ed al luogo dove è conservata la memoria della strage: la stazione, quel muro sbrecciato, un orologio fermo alle 10.25, lapidi colme di nomi e di storie di uomini e donne, di bambine e bambini, di persone attempate ma ingiustamente fermate nel loro diritto alla vita. 


      Lì hanno ascoltato Rossella Ropa, la sua lezione di storia, la ricostruzione di anni passati segnati da lotte e stragi, il racconto di un paese che ha sofferto i complotti e le colpe di servizi e personaggi al soldo di terroristi anzichè della salvaguardia della nostra democrazia. E la storia di una strage, dei suoi esecutori, delle vittime, di condanne non scontate fino in fondo, di libertà concesse troppo presto e di nuovi processi. Sì, nuovi processi, perchè verità e giustizia ancora non sono patrimonio di questa città, di questo paese. O, almeno, non lo sono del tutto!

      Poi, nel silenzio di quella sala che sempre ci accoglie nel Palazzo del Podestà, la testimonianza. Oggi, ancora, il mio racconto di quel giorno, storia e storie, la mia e quella di tanta altra gente che offrì il meglio di sè per aiutare, lasciando una traccia di umanità che rimarrà per molto tempo nel ricordo dei bolognesi! Ricordi di un autobus della linea 37 che portava poveri corpi e poveri corpi che venivano estratti da mani sconosciute ma pietose e colme di riguardo. Una storia raccontata che sempre genera emozione, come anche oggi è avvenuto.

      E loro? studentesse e studenti del Salvemini hanno atteso il termine del racconto e poi è nata in loro la voglia di chiedere, avere altre risposte, domande su di me e sugli altri, per capire e per riflettere, per essere in grado anche loro di parlarne ad altri, di farsi testimoni e di diventare protagonisti di una storia che non si ferma e che vede in loro i nuovi futuri gestori della memoria del 2 agosto 1980.

      E' andata bene, ancora una volta siamo usciti da quella sala con la sensazione di aver realizzato una cosa buona, che però non deve fermarsi. Questo intento è sempre forte in noi ma quando accade che a distanza di poche ore la professoressa ti gira un audio sul quale sono incise le parole di uno studente che afferma di aver provato emozione durante il racconto e che ringrazia la propria prof per averlo portato ad ascoltare una "strana" ed importante lezione di storia e di memoria beh, quando accade questo siamo certi che questo progetto sta percorrendo la via giusta ed i segni lasciati ogni giorno indicano che si deve andare avanti. Ne vale la pena!

      A tutti un sincero GRAZIE!

sabato 27 aprile 2024

QUANDO IL TRASCORRERE DEGLI ANNI NON FERMA I RICORDI

      Ieri mattina, alla stazione di Bologna, avevamo appuntamento con altre due classi dell'Istituto Tecnico Commerciale "G. Salvemini" di Casalecchio di Reno e - come da loro abitudine -  i ragazzi e le ragazze sono stati puntuali, disponendosi in pochi minuti in cerchio intorno a noi per meglio ascoltare la lezione didattica che stava per avere inizio. Questo "circondare" la docente che si rivolge a loro è ormai l'unico modo per ridurre l'impatto dei rumori che una stazione produce sempre con quei treni che sfrecciano, gli altri che si fermano, i freni che cigolano, gli altoparlanti che gracchiano annunci e le voci di passeggeri e macchinisti che si confondono e rendono difficoltoso lo scandire di parole importanti da imprimere nella memoria.

     Uno dopo l'altro hanno fatto cerchio intorno a Rossella Ropa - una delle  nostre due docenti  che hanno il compito di insegnare loro una pagina della nostra storia recente - ed a me. Poco meno di una quarantina di studentesse e studenti delle classi 5aA e 5aH, probabili futuri economisti, accompagnati fin qui dalle loro due professoresse Stefania e Cecilia. 

     In stazione sono venuti ad ascoltare la ricostruzione storica dell'attentato che il 2 agosto 1980 fece saltare in aria parte della nostra stazione ferroviaria causando 85 vittime e 216 feriti per poi - una volta giunti nella sala che ci è messa a disposizione nel Palazzo del Comune di Bologna -  ascoltare la testimonianza di chi quel giorno fu presente e vide quanto accadde per ore ed ore.

     Ma se la giornata si presentava già anticipatrice di momenti importanti, l'inizio della mattinata è stato di mio particolare interesse  perchè è stato anticipato da un incontro che  ha risvegliato in me lontani ricordi. Infatti, una delle due prof che accompagnavano gli studenti di Casalecchio, avvicinandosi mi ha confidato che l'essere venuta in stazione ad ascoltare i ricordi del 2 agosto l'aveva fatta ritornare con la memoria al 6 dicembre 1990 quando, da allora giovane studentessa, si trovava proprio in una delle aule di quell'Istituto Salvemini  centrato dall'aereo che provocò la morte di 12 persone ed il ferimento di altre 88. Un ricordo anche per lei incancellabile, momenti terribili ed indimenticabili che sono in piena sintonia con quelli che anch'io conservo di quanto è accaduto in Stazione.

      Anche Stefania, la professoressa che ora in quelle stesse aule di quello stesso Istituto insegna materie ad altri studenti, sente il dovere civico ed umano di ricordare quella strage, l'uccisione di innocenti giovani che non hanno avuto l'opportunità di crescere e dare corso ai loro sogni, ai loro progetti di vita, dare un senso al sacrificio che lo studio comporta. Tra noi due c'è stata una comunicazione immediata, più interiore che profusa con le parole, quel condividere emozioni e ricordi che non vanno dimenticati e questo vale per la storia di Casalecchio così come per quella di Bologna! La nostra sintonia di pensiero ci ha accomunati nel pensare che il racconto di quegli avvenimenti è ormai diventato un dovere e il sacrificio di persone uccise senza colpa ci impone di usare quegli spazi di comunicazione che ci permettono di far sapere, di trasmettere memoria, di non dimenticare e - soprattutto - di non  restare indifferenti di fronte alle ingiustizie.

     Tutto è andato bene, in ogni momento del nostro incontro di ieri. Davanti a quel muro giallo, allo squarcio nella parete, dove alcune lapidi ricordano il messaggio da lasciare ai giovani e poi dentro quella sala d'aspetto dove una lista di nomi interminabile ci ricorda le tante, troppe vite sacrificate per colpa di criminali che avevano in testa odio ed idee lontane, quel loro ispirarsi ad una ideologia neofascista, sconfitta e ricordata proprio in questi giorni nelle piazze delle nostre città liberate dalla Resistenza popolare.

     E tutto è andato bene anche nell'offrire ai giovani del Salvemini la mia testimonianza, nel racconto e nelle storie di gente semplice, di soccorritori appartenenti ad ogni ceto sociale, professionalmente preparati ad aiutare ma anche non consapevoli di come si fa eppure così  umanamente pieni di disponibilità nel dare conforto ed aiuto, per ore ed ore, tra le macerie e su quegli autobus che portarono feriti e corpi senza vita, su quel 37 che attraversava strade nel silenzio e nel rispetto. Una comunità di persone che si è unita nel rispondere ad un atto di criminalità inaudita, il racconto che mi è stato possibile fare anche quando l'emozione prende il sopravvento. E loro - studentesse e studenti -  li ho sempre sentiti vicini, presenti e partecipi, nel loro silenzioso condividere quel pezzo di memoria che è parte di me e lo resterà per sempre.

     Tutto finisce, ogni incontro trova il punto di arrivo, ci si deve lasciare anche se tutti sentiamo che non è mai un addio! Ma non tutti se ne vanno subito e quel gruppo di ragazze rimaste lì, vicino a Rossella ed a me, quasi a non volersi staccare da quei momenti che ci hanno fatto stare insieme, con le parole e con le emozioni, hanno arricchito con la loro allegrìa e la loro freschezza, con il loro abbraccio e  quella foto scattata velocemente, una mattina d'aprile durante la quale abbiamo parlato della strage di Bologna e condiviso con  la prof Stefania anche il ricordo dei giovani del Salvemini che non ho potuto conoscere.

       

giovedì 25 aprile 2024

L'AGOSTINO PARADISI ANCORA CON NOI

      Altre due classi provenienti da Vignola ci hanno fatto visita. 

     Altre studentesse e studenti di 5a dell'Istituto Superiore "A. Paradisi" sono stati con noi per imparare qualcosa in più sulla strage del 2 agosto 1980. 

     Altri futuri esperti di informatica e di lingue a lezione da Cinzia Venturoli ed in ascolto del sottoscritto. 

    Trenta giovani ed i loro professori, a Palazzo del Podestà e poi in Stazione, per un itinerario parlato e visivo che li ha portati a contatto con la storia di un attentato, sui luoghi della memoria ed in ascolto di un racconto che ha voluto farli riflettere sulla capacità della gente di prodigarsi in aiuto di chi stava soffrendo.

                                                       
      Le ricostruzioni di atroci stragi, assassinii e violenze protagonisti dei decenni '60-'70-'80 dello scorso secolo e di lontani avvenimenti che ci precipitarono in un ventennio fascista farcito di  guerre e soprusi  che le ragazze ed i ragazzi hanno ascoltato dalla prof.ssa Venturoli, sono cominciate proprio davanti a quella distesa di fotografie che segna il ricordo ed il sacrificio dei nostri partigiani, di uomini e donne che diedero il meglio di se stessi, la loro vita, per un futuro senza ingiustizie e per una democrazia fondata sul rispetto dei diritti e sulla partecipazione attiva dei cittadini della Repubblica, la massima Istituzione nata dalla Resistenza. Davanti a quel sacrario, a Bologna, in Piazza Maggiore, la memoria si è aperta a questi giovani e loro ci hanno dedicato la loro serietà e la loro compostezza per farci capire che la visita nella nostra città non era stata decisa a caso in quanto li avrebbe arricchiti culturalmente ed anche umanamente.

     Storie di vittime e di carnefici. Storia di bombe e di attentatori, di organizzazioni che pensavano ad un ritorno del fascismo, di ragazzotti dalla pistola facile e dalla cattiveria innata in loro, di crimini commessi e pensati, orditi ai danni di Istituzioni e sulla pelle di innocenti cittadini. Che fossero criminali dei Nar o di altri gruppi Cinzia Venturoli lo ha spiegato a chi la ascoltava, con grande padronanza del suo mestiere di storica e con  quella grande capacità dialettica che ti tiene lì ad ascoltarla, fosse anche per ore. Tutto l'arco della storia di quegli anni è uscito dalle sue parole. Colpevoli e complici, processi e condanne, depistaggi e scarcerazioni e poi le storie di vittime innocenti e della volontà dei sopravvissuti di continuare quella ricerca di giustizia e verità che ne segna il trascorrere degli anni della loro vita di  donne d uomini e della loro Associazione tra Famigliari che ne guida il percorso da ormai quarantaquattro anni.

     E quando mi è stata lasciata la parola per portare in quell'aula grande la mia testimonianza di vecchio autista, le mie parole - come sempre avviene - sono diventate un tutt'uno con la forte emozione che non si esaurisce mai quando il ricordo di quel giorno mi riporta ad immagini, suoni, gesti e sentimenti che riaprono ferite lontane ma inarrestabili. Ed ancora una volta ho parlato di chi seppe diventare prezioso per la vita altrui, spendendo per ore ed ore energie che sembravano inesauribili per dare aiuto e conforto. Una storia lontana, un vecchio - ma tanto amato - autobus della linea 37 che fu con me e che con me rimarrà per sempre. Ore di risposta umana e di sofferenza trasformata in forza e volontà di dare un segnale ad una città, ad un paese intero, insieme a tanti altri, mescolato tra di loro, io come tutti loro. Racconto ed emozione sono andati avanti insieme e l'emozione si è lentamente diffusa anche tra di loro, ragazze e ragazzi davanti a me. Un segnale di non indifferenza che ieri quei ragazzi hanno fatto sentire forte!   


 E poi quella domanda, quasi non ultimata da chi me la poneva perchè le ultime  sillabe si sono fermate nella gola di quello studente che me la stava rivolgendo e che non ha saputo evitare quel singhiozzo che lo ha fermato. La sua, la mia, la nostra commozione. Ci si lascia anche così. Questi momenti non sono attimi di debolezza ma di una grande forza interiore che ci dà l'energia per continuare: loro - gli studenti - ad interrogarsi e noi a non abbandonare a se stessa la memoria di quel sabato 2 agosto 1980.

     

     

TRE QUARTI DI SECOLO.....

    Ventisettemilatrecentosettantacinque giorni, settantacinque anni ovvero 3/4 di secolo!    Eh già, oggi - 7 maggio 2024 - sono questi i t...