Visualizzazioni totali

6,494

lunedì 26 maggio 2025

QUANDO L'INCONVENIENTE SI TRASFORMA IN UN BELL'INCONTRO....

     Nonostante l'inconveniente organizzativo che si è presentato al nostro arrivo davanti alla Stazione di Bologna, l'incontro di oggi con gli studenti nell'ambito del progetto "Educare attraverso i luoghi: Bologna e la strage del 2 agosto" è andato bene. Alberto Murmura - anche lui tra i collaboratori  delle nostre docenti che "spiegano" la storia della strage e che ho avuto il piacere di incontrare oggi per la prima volta - ed io ne siamo usciti soddisfatti.

     L'inconveniente? Si tratta del fatto che oggi avremmo dovuto incontrare le classi 5aA e 5aB del Liceo "Melchiorre Gioia" di Piacenza ma, davanti all'ala nord della stazione, alle 9.45 (ora del ritrovo), insieme ai circa 40 ragazze e ragazzi piacentini arrivati fin quì con i loro quattro professori, abbiamo riscontrato la presenza di altri 25 studenti della 5aMM...provenienti da Modena! Che fare?

     Dopo un breve scambio di messaggi con i nostri docenti-organizzatori  e dopo aver compreso che c'era stato un disguido nella prenotazione dell'incontro di questi ultimi, si è deciso di fare un bel gruppone, mettere insieme studi, speranze ed esperienze scolastiche di due diverse provincie emiliane e dare corso al nostro appuntamento sul 2 agosto. I futuri meccatronici del Liceo "Fermo Corni"  di Modena si sono mescolati agli studiosi di scienze e lingue di Piacenza mentre professori e professoresse delle due città hanno accompagnato per tutta la mattinata "il branco"! 

     Alberto li ha radunati prima davanti al muro giallo del piazzale ma - diversamente da come sempre facciamo - questa volta accanto a dove si fermano i taxi, dando inizio da lì al suo racconto della strage del 2 agosto. Vicino a lui l'altra lapide contenente i nomi delle 85 vittime, sopra la sua testa l'orologio fermo alle 10.25 e poco lontano le targhe che ricordano le sei ragazze della Cigar ed i nomi dei due taxisti uccisi nell'attentato.

     Successivamente abbiamo tutti traslocato davanti alla lapide che ricorda la preghiera del Papa Wojtyla da dove il nostro "docente" ha esposto la storia di quello che accadde a Bologna ma anche di quel periodo storico che si trasformò in violenza e sangue, un periodo delicato di quei tempi perchè testimone dello scontro tra potenze e - nel nostro paese - tra ideologie opposte e grandi movimenti e lotte che rivendicavano riforme e maggiori spazi di democrazia e per questo - secondo i progetti di chi continuava ad ispirarsi ad uno stato conservatore ed ideologicamente vicino al vecchio fascismo - andava fermato. Poi, dentro la sala d'aspetto in cui l'ampio gruppo di studenti è entrato, Alberto ha detto altre cose, ha parlato di gente uccisa e di crimini commessi, vicino a quel punto che segna il cratere dello scoppio.

     Non si vorrebbe mai smettere di raccontarla quella strage ed anche Alberto ne ha risentito, i suoi argomenti si sono fatti densi di cose da aggiungere, valutazioni da esporre, opinioni e fatti da soppesare ed il tutto si è tradotto in una esposizione "corposa" di quanto è storicamente e dolorosamente racchiuso nei muri della stazione di Bologna.

     Nella sala al secondo piano del Palazzo del Podestà, seduti ma non tutti, compatti ed attenti, curiosi quel tanto che basta per lasciare che le parole di Alberto finissero di dare le ultime notizie su attentatori, depistatori, programmi eversivi, finti golpe e falliti golpe, intrecci tra organi di Stato ed organizzazioni fasciste oltrechè eversive, è poi toccato a me portare a conoscenza delle ragazze, dei ragazzi e dei loro professori che mi stavano davanti quello che la mia memoria di vecchio testimone di quel giorno è in grado di aiutarli a capire cosa vidi e come reagirono le istituzioni della città e la sua gente, quella comunità di uomini, donne, giovani che si offrirono per soccorrere e tenere alti i valori di umanità e solidarietà rispondendo con forza ed affetto al gesto di violenza criminale che ferì Bologna ma non la vinse. E così hanno potuto ascoltare ancora quella storia di un autobus della linea 37 che andava sù e giù per le strade della città, nel sole e nel buio della notte, con quel suo triste carico di persone senza vita... 

Il clima che si è creato nella nostra grande sala ha generato quel grande silenzio che contiene sempre emozione e condivisione. Ai miei si sono aggiunti altri occhi pieni di umidità ma quando è finita, quell'applauso - sono certo che è stato un loro modo di sottolineare quella storia - ci ha stretti tutti intorno al ricordo di chi non c'è più. Alberto ed io abbiamo sentito come ci stavano intorno, come volevano rimanerci vicini, ancora con qualche parola, qualche abbraccio, qualche stretta di mano mentre i loro professori ci hanno fatto capire che quell'incontro è stato qualcosa di utile, per tutti, anche per noi.

     Ragazze e ragazzi del Corni e del Gioia, grazie!

       

Nessun commento:

Posta un commento

BOMBE E SILENZI

 A chi giova aprire un'altro fronte di guerra? Perché Israele non viene fermato in questa sua furibonda, criminale, assurda, ingiusta co...