sabato 27 aprile 2024

QUANDO IL TRASCORRERE DEGLI ANNI NON FERMA I RICORDI

      Ieri mattina, alla stazione di Bologna, avevamo appuntamento con altre due classi dell'Istituto Tecnico Commerciale "G. Salvemini" di Casalecchio di Reno e - come da loro abitudine -  i ragazzi e le ragazze sono stati puntuali, disponendosi in pochi minuti in cerchio intorno a noi per meglio ascoltare la lezione didattica che stava per avere inizio. Questo "circondare" la docente che si rivolge a loro è ormai l'unico modo per ridurre l'impatto dei rumori che una stazione produce sempre con quei treni che sfrecciano, gli altri che si fermano, i freni che cigolano, gli altoparlanti che gracchiano annunci e le voci di passeggeri e macchinisti che si confondono e rendono difficoltoso lo scandire di parole importanti da imprimere nella memoria.

     Uno dopo l'altro hanno fatto cerchio intorno a Rossella Ropa - una delle  nostre due docenti  che hanno il compito di insegnare loro una pagina della nostra storia recente - ed a me. Poco meno di una quarantina di studentesse e studenti delle classi 5aA e 5aH, probabili futuri economisti, accompagnati fin qui dalle loro due professoresse Stefania e Cecilia. 

     In stazione sono venuti ad ascoltare la ricostruzione storica dell'attentato che il 2 agosto 1980 fece saltare in aria parte della nostra stazione ferroviaria causando 85 vittime e 216 feriti per poi - una volta giunti nella sala che ci è messa a disposizione nel Palazzo del Comune di Bologna -  ascoltare la testimonianza di chi quel giorno fu presente e vide quanto accadde per ore ed ore.

     Ma se la giornata si presentava già anticipatrice di momenti importanti, l'inizio della mattinata è stato di mio particolare interesse  perchè è stato anticipato da un incontro che  ha risvegliato in me lontani ricordi. Infatti, una delle due prof che accompagnavano gli studenti di Casalecchio, avvicinandosi mi ha confidato che l'essere venuta in stazione ad ascoltare i ricordi del 2 agosto l'aveva fatta ritornare con la memoria al 6 dicembre 1990 quando, da allora giovane studentessa, si trovava proprio in una delle aule di quell'Istituto Salvemini  centrato dall'aereo che provocò la morte di 12 persone ed il ferimento di altre 88. Un ricordo anche per lei incancellabile, momenti terribili ed indimenticabili che sono in piena sintonia con quelli che anch'io conservo di quanto è accaduto in Stazione.

      Anche Stefania, la professoressa che ora in quelle stesse aule di quello stesso Istituto insegna materie ad altri studenti, sente il dovere civico ed umano di ricordare quella strage, l'uccisione di innocenti giovani che non hanno avuto l'opportunità di crescere e dare corso ai loro sogni, ai loro progetti di vita, dare un senso al sacrificio che lo studio comporta. Tra noi due c'è stata una comunicazione immediata, più interiore che profusa con le parole, quel condividere emozioni e ricordi che non vanno dimenticati e questo vale per la storia di Casalecchio così come per quella di Bologna! La nostra sintonia di pensiero ci ha accomunati nel pensare che il racconto di quegli avvenimenti è ormai diventato un dovere e il sacrificio di persone uccise senza colpa ci impone di usare quegli spazi di comunicazione che ci permettono di far sapere, di trasmettere memoria, di non dimenticare e - soprattutto - di non  restare indifferenti di fronte alle ingiustizie.

     Tutto è andato bene, in ogni momento del nostro incontro di ieri. Davanti a quel muro giallo, allo squarcio nella parete, dove alcune lapidi ricordano il messaggio da lasciare ai giovani e poi dentro quella sala d'aspetto dove una lista di nomi interminabile ci ricorda le tante, troppe vite sacrificate per colpa di criminali che avevano in testa odio ed idee lontane, quel loro ispirarsi ad una ideologia neofascista, sconfitta e ricordata proprio in questi giorni nelle piazze delle nostre città liberate dalla Resistenza popolare.

     E tutto è andato bene anche nell'offrire ai giovani del Salvemini la mia testimonianza, nel racconto e nelle storie di gente semplice, di soccorritori appartenenti ad ogni ceto sociale, professionalmente preparati ad aiutare ma anche non consapevoli di come si fa eppure così  umanamente pieni di disponibilità nel dare conforto ed aiuto, per ore ed ore, tra le macerie e su quegli autobus che portarono feriti e corpi senza vita, su quel 37 che attraversava strade nel silenzio e nel rispetto. Una comunità di persone che si è unita nel rispondere ad un atto di criminalità inaudita, il racconto che mi è stato possibile fare anche quando l'emozione prende il sopravvento. E loro - studentesse e studenti -  li ho sempre sentiti vicini, presenti e partecipi, nel loro silenzioso condividere quel pezzo di memoria che è parte di me e lo resterà per sempre.

     Tutto finisce, ogni incontro trova il punto di arrivo, ci si deve lasciare anche se tutti sentiamo che non è mai un addio! Ma non tutti se ne vanno subito e quel gruppo di ragazze rimaste lì, vicino a Rossella ed a me, quasi a non volersi staccare da quei momenti che ci hanno fatto stare insieme, con le parole e con le emozioni, hanno arricchito con la loro allegrìa e la loro freschezza, con il loro abbraccio e  quella foto scattata velocemente, una mattina d'aprile durante la quale abbiamo parlato della strage di Bologna e condiviso con  la prof Stefania anche il ricordo dei giovani del Salvemini che non ho potuto conoscere.

       

2 commenti:

  1. Agide grazie a te! Davvero un dono prezioso poterti conoscere e condividere questi momenti. Di persona e ora attraverso queste parole traspare la tua genuinità, il tuo essere ponte anche per l'altro, la tua immediata e spontanea disponibilità all'ascolto e alla comprensione. La tua storia e il tuo racconto ci hanno portate e portati in uno spazio umano e storico, individuale e collettivo, di cui siamo e vogliamo continuare ad essere parte. Grazie. Stefania

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  2. Il racconto è emozione, l'emozione di restituire anche ad altri tutto quello che è in me e che mi ricorderà per sempre quel giorno di agosto, tanto tempo fa. Io non riesco a trovare parole che si adattino a quello che ogni volta questi incontri mi lasciano ma, cara Stefania, i ragazzi del Salvemini, i "tuoi" ragazzi mi hanno dato altra forza perchè la loro sincera attenzione è lo stimolo di cui non possiamo fare a meno. Vanno ringraziati per questo, loro ma tu in modo speciale per l'impegno che stai dedicando a tutti loro.

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