Altre due classi provenienti da Vignola ci hanno fatto visita.
Altre studentesse e studenti di 5a dell'Istituto Superiore "A. Paradisi" sono stati con noi per imparare qualcosa in più sulla strage del 2 agosto 1980.
Altri futuri esperti di informatica e di lingue a lezione da Cinzia Venturoli ed in ascolto del sottoscritto.
Trenta giovani ed i loro professori, a Palazzo del Podestà e poi in Stazione, per un itinerario parlato e visivo che li ha portati a contatto con la storia di un attentato, sui luoghi della memoria ed in ascolto di un racconto che ha voluto farli riflettere sulla capacità della gente di prodigarsi in aiuto di chi stava soffrendo.
Storie di vittime e di carnefici. Storia di bombe e di attentatori, di organizzazioni che pensavano ad un ritorno del fascismo, di ragazzotti dalla pistola facile e dalla cattiveria innata in loro, di crimini commessi e pensati, orditi ai danni di Istituzioni e sulla pelle di innocenti cittadini. Che fossero criminali dei Nar o di altri gruppi Cinzia Venturoli lo ha spiegato a chi la ascoltava, con grande padronanza del suo mestiere di storica e con quella grande capacità dialettica che ti tiene lì ad ascoltarla, fosse anche per ore. Tutto l'arco della storia di quegli anni è uscito dalle sue parole. Colpevoli e complici, processi e condanne, depistaggi e scarcerazioni e poi le storie di vittime innocenti e della volontà dei sopravvissuti di continuare quella ricerca di giustizia e verità che ne segna il trascorrere degli anni della loro vita di donne d uomini e della loro Associazione tra Famigliari che ne guida il percorso da ormai quarantaquattro anni.
E quando mi è stata lasciata la parola per portare in quell'aula grande la mia testimonianza di vecchio autista, le mie parole - come sempre avviene - sono diventate un tutt'uno con la forte emozione che non si esaurisce mai quando il ricordo di quel giorno mi riporta ad immagini, suoni, gesti e sentimenti che riaprono ferite lontane ma inarrestabili. Ed ancora una volta ho parlato di chi seppe diventare prezioso per la vita altrui, spendendo per ore ed ore energie che sembravano inesauribili per dare aiuto e conforto. Una storia lontana, un vecchio - ma tanto amato - autobus della linea 37 che fu con me e che con me rimarrà per sempre. Ore di risposta umana e di sofferenza trasformata in forza e volontà di dare un segnale ad una città, ad un paese intero, insieme a tanti altri, mescolato tra di loro, io come tutti loro. Racconto ed emozione sono andati avanti insieme e l'emozione si è lentamente diffusa anche tra di loro, ragazze e ragazzi davanti a me. Un segnale di non indifferenza che ieri quei ragazzi hanno fatto sentire forte!
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