giovedì 25 aprile 2024

L'AGOSTINO PARADISI ANCORA CON NOI

      Altre due classi provenienti da Vignola ci hanno fatto visita. 

     Altre studentesse e studenti di 5a dell'Istituto Superiore "A. Paradisi" sono stati con noi per imparare qualcosa in più sulla strage del 2 agosto 1980. 

     Altri futuri esperti di informatica e di lingue a lezione da Cinzia Venturoli ed in ascolto del sottoscritto. 

    Trenta giovani ed i loro professori, a Palazzo del Podestà e poi in Stazione, per un itinerario parlato e visivo che li ha portati a contatto con la storia di un attentato, sui luoghi della memoria ed in ascolto di un racconto che ha voluto farli riflettere sulla capacità della gente di prodigarsi in aiuto di chi stava soffrendo.

                                                       
      Le ricostruzioni di atroci stragi, assassinii e violenze protagonisti dei decenni '60-'70-'80 dello scorso secolo e di lontani avvenimenti che ci precipitarono in un ventennio fascista farcito di  guerre e soprusi  che le ragazze ed i ragazzi hanno ascoltato dalla prof.ssa Venturoli, sono cominciate proprio davanti a quella distesa di fotografie che segna il ricordo ed il sacrificio dei nostri partigiani, di uomini e donne che diedero il meglio di se stessi, la loro vita, per un futuro senza ingiustizie e per una democrazia fondata sul rispetto dei diritti e sulla partecipazione attiva dei cittadini della Repubblica, la massima Istituzione nata dalla Resistenza. Davanti a quel sacrario, a Bologna, in Piazza Maggiore, la memoria si è aperta a questi giovani e loro ci hanno dedicato la loro serietà e la loro compostezza per farci capire che la visita nella nostra città non era stata decisa a caso in quanto li avrebbe arricchiti culturalmente ed anche umanamente.

     Storie di vittime e di carnefici. Storia di bombe e di attentatori, di organizzazioni che pensavano ad un ritorno del fascismo, di ragazzotti dalla pistola facile e dalla cattiveria innata in loro, di crimini commessi e pensati, orditi ai danni di Istituzioni e sulla pelle di innocenti cittadini. Che fossero criminali dei Nar o di altri gruppi Cinzia Venturoli lo ha spiegato a chi la ascoltava, con grande padronanza del suo mestiere di storica e con  quella grande capacità dialettica che ti tiene lì ad ascoltarla, fosse anche per ore. Tutto l'arco della storia di quegli anni è uscito dalle sue parole. Colpevoli e complici, processi e condanne, depistaggi e scarcerazioni e poi le storie di vittime innocenti e della volontà dei sopravvissuti di continuare quella ricerca di giustizia e verità che ne segna il trascorrere degli anni della loro vita di  donne d uomini e della loro Associazione tra Famigliari che ne guida il percorso da ormai quarantaquattro anni.

     E quando mi è stata lasciata la parola per portare in quell'aula grande la mia testimonianza di vecchio autista, le mie parole - come sempre avviene - sono diventate un tutt'uno con la forte emozione che non si esaurisce mai quando il ricordo di quel giorno mi riporta ad immagini, suoni, gesti e sentimenti che riaprono ferite lontane ma inarrestabili. Ed ancora una volta ho parlato di chi seppe diventare prezioso per la vita altrui, spendendo per ore ed ore energie che sembravano inesauribili per dare aiuto e conforto. Una storia lontana, un vecchio - ma tanto amato - autobus della linea 37 che fu con me e che con me rimarrà per sempre. Ore di risposta umana e di sofferenza trasformata in forza e volontà di dare un segnale ad una città, ad un paese intero, insieme a tanti altri, mescolato tra di loro, io come tutti loro. Racconto ed emozione sono andati avanti insieme e l'emozione si è lentamente diffusa anche tra di loro, ragazze e ragazzi davanti a me. Un segnale di non indifferenza che ieri quei ragazzi hanno fatto sentire forte!   


 E poi quella domanda, quasi non ultimata da chi me la poneva perchè le ultime  sillabe si sono fermate nella gola di quello studente che me la stava rivolgendo e che non ha saputo evitare quel singhiozzo che lo ha fermato. La sua, la mia, la nostra commozione. Ci si lascia anche così. Questi momenti non sono attimi di debolezza ma di una grande forza interiore che ci dà l'energia per continuare: loro - gli studenti - ad interrogarsi e noi a non abbandonare a se stessa la memoria di quel sabato 2 agosto 1980.

     

     

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