Era giovedì 29 maggio, rientravo dall'incontro appena conclusosi con un bel gruppo di studenti faentini, scorrevo le notizie che arrivavano fresche sul cellulare e mi sono imbattuto nella dichiarazione del Presidente della regione Puglia Michele Emiliano

Mi sono detto: quale nesso esiste tra l'incontro con le classi di studenti della mattinata e questa notizia? Con i 28 del Liceo "Torricelli-Ballardini" e le loro professoresse abbiamo parlato di una strage, di terrorismo, del 2 agosto 1980, di una stazione distrutta e di 85 vittime e feriti causati dall'attentato a Bologna mentre Emiliano si riferiva a qualche cosa che sta accadendo oggi, molto lontano da noi, nella Palestina oltraggiata e distrutta da un esercito potente e dal silenzio di troppa gente importante di fronte al massacro di 50 mila bambini, donne, vecchi e gente inerme. Difficile trovarlo, il filo che lega questi fatti entrambi dolorosi e poi mi sono detto che, però, tra di loro esiste qualcosa che li lega: l'ingiustizia. L'ingiustizia di pagare con la vita colpe che non ci sono sia per coloro che morirono nella sala d'aspetto di una stazione, aspettando un treno che li avrebbe portati in vacanza sia coloro che oggi muoiono dentro una scuola, un ospedale, una casa, un campo profughi con l'unica colpa di appartenere ad un popolo mai riconosciuto, senza terra e senza diritti. L'ingiustizia raccontata ai nostri studenti non ha nulla di diverso da quella che colpisce innocenti così lontani da noi!
Ho pensato a com'era andato l'incontro con le classi 5aA e 5aB del Liceo di Faenza, ho pensato alle loro reazioni mentre Michele (Sgobio) comunicava a quei ragazzi e ragazze così attenti ed interessati come fu ideata e quali obiettivi aveva quella strage avvenuta nella stazione di Bologna, chi la commise e chi ne protesse "giovani manovali" di una idea neofascista e parti di questo Stato che dovevano rimanere nell'ombra.
Ho pensato a quel lungo silenzio ed a quella emozione che aleggiava nell'aria anche quando ero io, testimone di quel giorno, a raccontare quella strage offrendo a chi stava davanti a me l'immagine di una citta e della sua gente che portavano aiuto, uomini, donne e giovani che scrissero una pagina di grande umanità e di grande altruismo anche con la volontà di reagire perchè fu proprio l'ingiustizia ad essere sentita da tanti, da tutti e fu proprio contro di essa che tante mani continuarono ad aiutare per ore ed ore.Michele, io, le professoresse e tutti loro, ragazze e ragazzi che in quel loro Istituto della Romagna studiano scienze e lingue, ci siamo lasciati al termine di quel tempo trascorso troppo in fretta. La Stazione Centrale e poi quella sala del Palazzo del Comune di Bologna sono stati testimoni di uno dei nostri ultimi incontri. Lo stare insieme per qualche ora ha avuto per me una importanza aggiuntiva, quella di portare a casa la convinzione che, se li osserviamo, ci sono canali "navigabili" che consentono a noi ed a loro di "parlarci", pur dalla lontananza di tempi distanti ma solcati da valori che si toccano, si parlano, rimangono intaccabili dal tempo che passa e quello del nostro (di noi e di loro) rispondere alle ingiustizie può essere uno di quei fili che non ci farà perdere la direzione giusta.
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