In via Marconi, a Ravenna, esistono ben 7 istituti scolastici, di vario ordine e grado, scuole dell'infanzia, primarie e superiori, con indirizzi professionali molteplici. Una strada...culturalmente ben attrezzata e percorsa ogni mattina da centinaia e centinaia di studenti, uno spicchio di quartiere di questa grande città che fa onore al suo illustre poeta, Dante.
Uno di questi edifici ospita le tante classi dell'I.T.I.S. "Nullo Baldini" dove ieri, accompagnato da Filippo Perri, uno dei formatori dell'Associazione Pereira, e da una persona a me cara, Marilena mia moglie, mi sono recato per portare agli studenti della 2aH la mia testimonianza sulla strage di Bologna.
Ventisei giovani, nella loro classe, poche ragazze e molti ragazzi che ancora non hanno scelto quale indirizzo di studio intraprendere perchè questo lo potranno fare solo a partire dal prossimo anno scolastico. Con loro era presente la prof.ssa Rambaldi che dopo averci presentato i suoi studenti si è seduta tra di loro, aggiungendosi con semplicità a chi si apprestava ad ascoltare la rievocazione di una storia dolorosa, lontana nel tempo ma carica di significati che non possono non essere raccontati ai ragazzi del Baldini.
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Ed io, dopo l'introduzione di Filippo e mentre lui "corredava" le mie parole con la proiezione di spezzoni di filmato tratti dal docu-film "Un solo errore", ho raccontato a chi mi era seduto davanti che cosa avvenne a Bologna quel sabato 2 agosto 1980, dalle 10.25 (ora dell'esplosione della bomba) in poi. Con la fatica ed a volte con la voce incerta a causa dell'emozione che scatta quando ritornano i ricordi, ho trasmesso a questi giovani di Ravenna il significato delle azioni semplici compiute da tante donne ed uomini, la gente che si mise al fianco di dottori ed infermieri, di Vigili del Fuoco e di responsabili di enti ed organizzazioni delle Istituzioni pubbliche che diedero il meglio per aiutare, soccorrere, informare, assistere chi ebbe bisogno di aiuto in quelle ore. La mia è una memoria piena di quei ricordi ma saperli trasmettere a chi ascolta non è mai facile, si rende sempre necessario semplificare il linguaggio, adattarlo ai tempi di oggi, alle persone di oggi, alla cultura ed al comportamento di oggi, così diversi da quei tempi di quarantaquattro anni fa!
La solidarietà, l'umanità, l'affetto espresso a vittime e feriti, fare il possibile per salvare vite innocenti è stato al centro del mio racconto. Anche parlando di quella storia dell'autobus della linea 37 che quel giorno ebbe il suo ruolo, si inserì tra le centinaia di mani che scavavano e ne portò avanti il significato trasformandosi in grande lettiga che accompagnò il viaggio finale di tante povere vittime. Era il racconto di un grande dolore ed anche di una grande, civile, composta ed energica risposta democratica. Il segno indimenticabile di come la gente anonima si sa trasformare in una grande risorsa di civiltà umana e di spontanea reazione alla violenza.
Dai banchi i loro volti mi apparivano tirati, seri e a volte anche stupiti. Stavamo condividendo le stesse emozioni, gli studenti della 2aH stavano recependo quel messaggio che Filippo, io e Marilena eravamo venuti a portare in questa scuola di Ravenna.
Da chi ci ha ascoltato non sono venute domande. Una sola è stata rivolta dalla professoressa ma le domande che non vengono non sono indice di indifferenza. Questi ragazzi hanno materia su cui riflettere, i loro tempi non sono i nostri, sapremo aspettarli e noi li abbiamo lasciati con la certezza che è stato un buon incontro, un'altro piccolo tassello da aggiungere a quel grande puzzle che compone una storia i cui pezzi partono dal 2 agosto 1980 ed ancor oggi vanno ad aggiungersi agli altri che servono a mandare avanti il ricordo, a rendere forte la memoria, con la convinzione che è nostro dovere non fermarci, non è ancora il momento di farlo!
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