Li avevo intorno già durante il viaggio del mattino, ieri, su quella carrozza del treno che da Imola ci portava tutti a Bologna. Chiacchieravano, si davano la voce, battute e commenti su quello o su quell'altro ed ogni tanto la voce di Monica, la loro prof, quasi volesse rimettere a posto argomenti che uscivano da questo loro comunicare senza un ordine preciso. In maggioranza erano ragazze ma i maschi avevano la loro buona rappresentanza nel gruppo. Ed è stato così finchè ci siamo fermati e scesi alla nostra destinazione: la stazione ferroviaria di Bologna.
Poi li ho un po' persi perchè i nostri percorsi si sono divisi ma li ho rintracciati lungo la risalita di via Indipendenza capendo che si trattava di loro non solo dalle sembianze di qualcuna o qualcuno ma perchè quel loro precedente chiacchierare - allegro ma non invadente - l'ho riconosciuto immediatamente. Io non conoscevo loro e nessuno di loro ha riconosciuto me, abbiamo fatto strada insieme ma da perfetti sconosciuti! Ed in quel modo siamo arrivati davanti al Palazzo del Podestà, l'imponente mole del Comune di Bologna dove ci eravamo dati appuntamento con la docente di storia Rossella Ropa che ci attendeva, visibilmente infagottata per proteggersi dal freddo di questa stagione.
I giovani di cui ho scritto finora sono le studentesse e gli studenti della 5aB dell'"IIS Paolini" di Imola. Sedici in tutto, di cui dieci ragazze e sei giovani che - accompagnati dalla prof. Monica Zanotti e dal suo collega Michele - sono venuti per ascoltare una lezione di storia ed una testimonianza particolari: la ricostruzione degli anni del terrorismo, la strage di Bologna del 2 agosto 1980 ed i ricordi di chi quel giorno era presente ed insieme a tanti altri rispose con l'aiuto e la solidarietà a quel gesto terribile compiuto da terroristi neofascisti.
In quella fredda sala destinata ai nostri incontri, seduti e silenziosi, attenti e partecipi, i giovani del Paolini hanno seguito, passo per passo, la lezione di Rossella, la storia di una bomba che lacerò una città ma lacerò anche storie di persone e storia di un paese. Nelle sue parole le gesta degli esecutori materiali, le protezioni di cui godettero, le calunnie ed i depistaggi di personaggi e responsabili dei Servizi e degli apparati di questo Stato poi nomi e storie di chi finanziò il massacro avvenuto nella stazione di Bologna, quel sabato 2 agosto 1980. E, via via che si snodava il suo complicato elenco di situazioni difficili da assimilare per chi ancora non era nato in quel periodo ma anche perchè difficilmente riscontrabile sui testi e programmi scolastici, potevamo osservare in loro qualche espressione di stupore. Già, perchè in questa storia sono ancora tante le cose che possono destare stupore! Anche i progetti di vita di tante famiglie, il loro mancato futuro stroncato così ingiustamente era sempre sottolineato dagli sguardi stupiti di questi studenti, quando è venuto il momento di raccontare le vicende di Marina, di Angela, di intere famiglie, di Iwao, di Sonia o della coppia di fidanzati inglesi, tutti vittime e feriti le cui vite si sono fermate o radicalmente cambiate quel giorno.
Della mia testimonianza ho scritto tante altre volte, ed ogni volta va sottolineata la difficoltà a non sentire forte il ritorno di quell'emozione che il racconto risveglia. Parlare a questi studenti di un autobus, il 37, del suo triste contenuto, del dramma che mi circondava, delle tantissime gesta di soccorso e di umanità viste e vissute quel giorno mi riporta sempre indietro nel tempo, a quelle ore, tra quelle persone che tanto hanno dato per non abbandonare le vittime, i feriti e per rispondere con fermezza al tentativo di incutere paura che stava alla base di chi aveva messo la bomba nella sala d'aspetto della stazione.
Il tempo a nostra disposizione è stato più breve del dovuto. Studenti e professori avevano un appuntamento anche al Museo di Ustica e - dovendo anch'io dirigermi verso la stazione per fare ritorno a casa - mi sono offerto di chiudere con loro il nostro incontro dando quelle ultime informazioni mancanti e che fanno sempre parte degli appuntamenti con tutti gli studenti. Ed è così che - ma solamente dopo che Rossella, solo lei docente preposta a farlo, mi ha dato questa responsabilità - li ho accompagnati a vedere quel muro giallo su cui è inserito quello squarcio, davanti al binario n° 1, là dove ci sono le targhe dell'Unesco, quella del Papa e poi dentro quella sala d'aspetto dove è collocata quella interminabile lista di nomi e numeri con ai piedi quel pezzetto di pavimento sbrecciato, il punto dove la bomba esplose. Spero di esser riuscito a sostituire al meglio ciò che avrebbe dovuto dire Rossella!
L'incontro è finito così ed a quelle ragazze e ragazzi che si apprestavano a raggiungere quel luogo, non molto lontano, dove avrebbero visto i rottami di un aereo ed ascoltato storie di altre vittime ho chiesto di salutarmi quello che un tempo era il deposito Zucca, il luogo dove alle 3.30 del mattino del 3 agosto 1980 rientrai lentamente alla guida di un autobus dai cui finestrini penzolavano lenzuola, nel silenzio di una notte che non si dimentica....
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