L'Istituto "Pescarini" di Ravenna insegna Arti e Mestieri agli studenti che lo frequentano e l'arte - almeno all'apparenza - è quanto appare a chi arriva e si sofferma ad osservare la letterale ricopertura di una facciata dell'edificio scolastico sicuramente opera dei writer che, anche in questo caso, hanno lasciato un segno della loro...libera arte del design!
Ma al Pescarini si insegnano anche i mestieri, ovvero ci si preoccupa di dare materialmente a tanti giovani una formazione professionale che permetta loro di affrontare le difficoltà del futuro, soprattutto in merito alla professione che potrà essere utile per "sbarcare il lunario". E non è un caso che questa scuola si trovi immersa in una realtà fatta di fabbriche e fabbrichette artigianali, una scuola con intorno i cubi opachi di cemento delle aziendine che producono, che danno lavoro. Sembra fuori luogo ma forse è proprio questo il luogo giusto dove collocare un simile Istituto.
La mattina di mercoledì 22 gennaio in questa scuola ci sono entrato - ma non per la prima volta - con Matteo Pasi, responsabile dell'Associazione Pereira. Quì come in tanti altri Istituti, Matteo con i suoi colleghi formatori di Pereira viene per insegnare materie difficili: droghe, mafie, riciclaggio ma anche una materia che aiuta i ragazzi a interpretare nel modo giusto un arco di tempo in cui nel nostro paese si sono verificati momenti tragici e situazioni politiche tutt'altro che ancora ben definite a distanza di anni: gli anni del terrorismo, delle stragi, della P2 e dei Servizi deviati che coprirono attentatori e stragisti neofascisti tra gli anni '60 ed '80 nella loro veemente strategia di riportare indietro le lancette della storia.
Parlare di questi argomenti a chi studia al Pescarini non è facile. Non lo è quando di fronte hai dei ragazzi nati in questo paese e lo è ancor di meno quando questi ragazzi vengono da altre parti del mondo e sono giunti quì in cerca di quello che è giusto abbiano: un futuro.
Ad ascoltare me e Matteo, mercoledì, c'erano loro, i quattordici che frequentano la 3a e che stanno imparando il mestiere di termo-idraulici. Nei volti di molti di loro si legge la fatica, l'incertezza di un "dopo" che non si intravvede ma che non ha impedito mi seguissero, in silenzio, quando ho raccontato ciò che accadde sabato 2 agosto 1980, a Bologna. Il loro costante silenzio l'ho interpretato come segno di rispetto ma anche come segno di sorpresa nell'ascoltare la riproposizione di una vicenda dolorosa e terribile che probabilmente non hanno mai conosciuto. Il racconto di una strage non è mai facile da fare così come non è mai facile evitare quei momenti di emotività che il ricordo riapre, sempre.
Con quei ragazzi Matteo ed io ci siamo rimasti per 90 minuti, un tempo breve ma sufficiente a lasciare un seme, anche quì, per mantenere viva la memoria su una giornata in cui il dolore si mescolò alla risposta democratica, umana, solidale che tanta gente offrì con generosità e con affetto, per non lasciare sole le vittime e le loro famiglie.
E' stata una bellissima esperienza...fra le altrettante bellissime che abbiamo realizzato in questi anni grazie alla tua testimonianza Agide....preziosa perchè ha come ingredienti il cuore e la mente. Proprio ciò che i ragazzi hanno visto e riconosciuto in te e dentro loro stessi. Matteo Pasi, Associazione Pereira
RispondiEliminaSi ottiene questo quando accanto hai una persona che crede in ciò che fa e lo trasmette ai giovani, come tu sai fare. Grazie Matteo
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