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martedì 16 aprile 2024

FERMI..NEL LORO INTENTO DI NON DIMENTICARE IL 2 AGOSTO 1980

      Incontro molto positivo quello che abbiamo avuto ieri con i 43 studenti ed i loro tre professori dell'Istituto Tecnico Industriale di Stato "E. Fermi" di Modena. 

      Mettendo in conto la sempre più evidente loro stanchezza in previsione dell'avvicinarsi del periodo di esami -cosa che ogni tanto "invita" qualcuno di loro ad allentare momentaneamente l'attenzione a quanto sta dicendo sia la docente o il testimone - è stato un pomeriggio importante per loro, per noi ed anche per la conservazione della memoria sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980.


      Per queste ragazze e ragazzi delle classi 5aA e 5aI che frequentano i corsi di "automazione" nel loro Istituto, l'appuntamento era per le 14.30 davanti al binario numero uno della Stazione Centrale di Bologna e non hanno certamente sgarrato nella puntualità, dando così l'opportunità alla nostra prof Cinzia Venturoli di dare inizio senza esitazione alla sua lezione di storia, la storia di alcuni decenni di terrore trascorsi nell'ultima metà del secolo scorso e culminati in stragi, omicidi, violenze e gravi rischi corsi dalle nostre Istituzioni repubblicane riguardo la tenuta democratica di questo paese. 

      Nel suo ampio e ben ragionato illustrare quegli anni, Cinzia ha messo gli studenti di fronte ad un disegno che fu pensato da organizzazioni criminali neofasciste con la copertura di pezzi di questo Stato e di personaggi indegni ma che allora rivestirono anche alte cariche di responsabilità nei servizi preposti a difendere questa democrazia ma da costoro violata ed offesa in modo criminale. Nel raccontare come fu pensata ed attuata la Strage più grande mai commessa in Europa nel dopoguerra, Cinzia Venturoli si è addentrata non tanto nel numero (altissimo) delle vittime - che è sempre utile non dimenticare - bensì nelle loro storie, nei loro progetti di vita e nelle ragioni che ci spingono a ricordarle, così come è stato importante la sua illustrazione di come si possono usare luoghi colpiti dalla violenza e poi diventati luoghi della memoria, per non dimenticare, per continuare quella battaglia ancora non vinta per avere giustizia e verità. E la Stazione è uno di questi luoghi così importanti, perchè lì si trovano segni che ricordano il terrore, il dolore, la violenza fascista, pezzi di un edificio che recano ancora segni di quella bomba, di quel giorno e di quella storia.

      Se in Stazione hanno ascoltato questa parte del suo racconto, una volta arrivati nella sala che si trova nel Palazzo del Comune dove incontrano anche il testimone, Cinzia ha ultimato quel suo exursus storico parlando di processi, di colpevoli, di condanne, di depistaggi, di digitalizzazione delle carte processuali, di logge massoniche - la P2 - di processi, condanne, libertà per i pluriergastolani condannati e graziati, di nuovi processi a nuovi depistatori e nuovi attentatori... Non si finisce mai di scavare in questa brutta ed infinita storia e proprio per questo è giusto fare questi incontri con chi allora non c'era, con i giovani, perchè debbono sapere, ne hanno il diritto, devono capire la nostra richiesta di aiuto quando diciamo loro che il nostro -lontanamente prossimo - silenzio deve essere ereditato da loro e trasformato in altre storie da raccontare. Il nostro 2 agosto dovrà diventare il loro 2 agosto!


      Parlando a questi giovani di come avvenne la reazione di una intera città, quel sabato di quarantaquattro anni fà, di come furono prestati i soccorsi, di come si rispose al tentativo di intimorire un intero paese, di come tanta gente semplice seppe riunirsi intorno ai protagonisti dell'aiuto a chi fu colpito, i Vigili del Fuoco, medici, infermieri, carabinieri e agenti di polizia, giovani di leva nelle divise mimetiche, responsabili di enti e di uffici preposti a tali compiti, gente che spese esperienza ed energia per portare solidarietà ed aiuto avendo al fianco - per ore ed ore - altra gente senza preparazione, consapevole di quanti era giusto non rimanere immobile di fronte al massacro e che si inventò gesti e comportamenti che si tradussero in aiuti, ho cercato di "portarli" dentro a quel giorno, tra quella gente che fece mille cose mai pensate e mai programmate. Proprio come quella decisione di usare anche autobus per soccorrere feriti e trasportare corpi senza vita. Le mie lunghe ore sul quel bus 37, ormai uno dei simboli di quella reazione popolare, li ha tenuti attenti, partecipi, empatici quegli studenti che ascoltavano. E qualche viso tirato ha nascosto a malapena anche la loro commozione, così come io ho fatto fatica a nascondere la mia!

     Finiscono sempre troppo in fretta questi incontri, ma quando finiscono con quel loro venirti vicini, racchiuderti tra di loro quasi fosse un abbraccio, volerti ancora chiedere, parlare, capire e commentare allora c'è la certezza che è stato un buon incontro. Lo ha capito Cinzia Venturoli - ed il suo è un impegno difficile da descrivere in tutto e per tutto! - e l'ho compreso anch'io. Per questo vanno ringraziati Paola, Giusy e Giuliano, i loro professori, che ci hanno portato ragazze e ragazzi...Fermi nel loro intento. E loro? Nulla in contrario se li abbraccio tutti, virtualmente?

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