Con l'incontro avvenuto ieri, lunedì 3 novembre 2025, è ripartito il progetto "educare attraverso i luoghi" rivolto agli studenti (ed alle scuole) di ogni ordine e grado che frequentano l'anno scolastico 2025-2026.
I 41 studenti, ragazze e ragazzi, che ieri hanno raggiunto Luca Palestini ed il sottoscritto davanti al primo binario della Stazione di Bologna, frequentano il Liceo "Alfredo Oriani" di Ravenna. Ad accompagnarli le loro prof Emanuela Serri e Rossella Giovannini (che già avevo avuto occasione di conoscere) e Chiara Donati al suo primo incontro con noi.
Tema dell'incontro: la strage del 2 agosto 1980 avvenuta alla Stazione di Bologna. Ed è stato Luca ad introdurne i primi elementi di conoscenza a partire proprio dal luogo in cui ci siamo dati appuntamento e dagli oggetti, dai simboli lì presenti che testimoniano quell'indimenticabile giornata caratterizzata dal dolore di tante persone e dalla reazione civile ed umana che tanta altra gente seppe dare in risposta alla violenza inaudita provocata da chi -neofascisti e complici annidati tra le istituzioni - mise quell'ordigno esplosivo che causò 85 vittime e 216 feriti.
Davanti al muro dipinto di giallo, davanti alle lapidi, dentro la sala d'aspetto, di fronte a quella lastra di marmo colma di nomi e di numeri, davanti ad una emblematica ma testimone fotografia appesa al muro e poi - all'esterno - accanto a quell'aiuola che ospita alcuni monumenti voluti a ricordo della strage, Luca ha imbastito la sua rievocazione di ciò che furono quegli anni tra la fine del 1960 e la fine del 1980 con particolare cura nel far capire agli studenti in ascolto come avvenne l'attentato, cosa causò in quel luogo così frequentato da tanta gente, in un sabato di piena estate di quarantacinque anni fa.
I/le liceali dell'Oriani lo hanno ascoltato con attenzione, anche quando ci siamo spostati nella grande sala del Comune dove Luca ha proseguito la sua lezione di storia dando ai ragazzi quegli elementi indispensabili a capire chi furono coloro che complottarono contro la democrazia, chi li aiutò, di quali delitti si macchiarono e poi le vicende processuali, i depistaggi, le ulteriori conoscenze che hanno portato ad altre incriminazioni, altri arresti, altre conoscenze grazie alle quali - e per la prima volta - sono stati individuati coloro che hanno deciso e finanziato la strage alla stazione.
E' stato un bel percorso didattico all'interno del quale si è inserita anche la mia testimonianza, il ricordo di ciò che vidi fare e ciò che feci io stesso, persona tra le persone di quel giorno, gesti che inserii tra i gesti di tanti altri, io guidando un autobus della linea 37 mentre altri scavavano, soccorrevano, confortavano. Persone sconosciute che stavano insieme per portare - insieme - solidarietà ed aiuto a chi stava soffrendo.
I giovani del Liceo, le loro professoresse, in silenzio, hanno accompagnato quei minuti del nostro parlare con attenzione e condivisione, con il rispetto di chi capisce la difficoltà che sorge nel ricordare momenti tristi, sottolineando la loro partecipazione con il battere delle mani che noi, Luca ed io, abbiamo interpretato come adesione a quello che importa di questi incontri: non dimenticare una pagina di storia che ha segnato il nostro passato ma che è importante per il futuro di queste ragazze e di questi ragazzi perchè le ingiustizie di oggi sono figlie anche di quell'ingiustizia che ha segnato la giornata del 2 agosto 1980.
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La scuola è intitolata ad Alfredo Oriani
Alfredo Oriani nacque a Faenza il 22 agosto 1852. E' stato uno scrittore, storico e poeta italiano. Per quanto discendesse da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ebbe un'infanzia difficile e priva di affetti. Il padre lo mandò a Roma a laurearsi in legge alla “Sapienza”. Da Roma passò a Bologna, dove fece pratica nello studio di un legale. Intanto la sua famiglia si era trasferita da Faenza a Casola, nella Valle del Senio, dove possedeva una casa, «Villa del Cardello», antica foresteria di un convento. Oriani si stabilì al Cardello e dedicò tutta la sua vita all’attività di letterato, storiografo e giornalista (oltre che politico di livello locale). Le sue opere spaziano dal romanzo ai trattati di politica e di storia, dai testi teatrali agli articoli giornalistici, sino alla poesia. Firmò le sue prime pubblicazioni con lo pseudonimo «Ottone di Banzole». Le Banzole sono una tenuta di famiglia, situata su un'altura prospiciente Tossignano, nell'Appennino imolese. Morì, in solitudine, il 18 ottobre 1909. Fu sepolto nel piccolo cimitero attiguo alla chiesa di Valsenio accanto al padre. Nell'aprile 1924 le sue spoglie furono traslate in un monumento funebre appositamente costruito, a opera di Giulio Arata.






