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venerdì 2 maggio 2025

1975-2025 I CINQUANT'ANNI DEL VIETNAM

     Ben pochi sono stati gli organi d'informazione che in questi giorni si sono ricordati di una data importante, il 30 aprile 1975. Cinquant'anni trascorsi ed il ricordo di una guerra di liberazione popolare

che raccolse l'attenzione ed anche il protagonismo di grandi masse, di giovani, di lavoratori e di tanta gente sparsa in ogni angolo del mondo, che della democrazia e della libertà fece il proprio vessillo da sventolare in ogni luogo ed in ogni occasione.

     Il 30 aprile scorso il Vietnam - da Hanoi ex capitale del Nord Vietnam a Ho Chi Minh City, l'ex Saigon del sud - ha festeggiato il 50° anniversario della Vittoria popolare conquistata con la lunga e sanguinosa lotta di liberazione condotta dai Vietcong e dall'Esercito del Nord Vietnam per riunificare il nord ed il sud del paese e sconfiggere il potente contingente americano e l'alleato governo fantoccio che per anni lo sostenne alla guida del sud Vietnam.

     Chi ha i capelli bianchi ricorderà certamente quei momenti, quella foto emblematica del carro armato nord vietnamita seguito dai partigiani Vietcong che sfondò i cancelli dell'ambasciata Usa a Saigon mentre una fila interminabile di funzionari e gente corrotta e complice delle condotte criminali dei governi filo-americani succedutisi negli anni si spintonavano a forza per accaparrarsi un posto sugli ultimi elicotteri che decollavano dal tetto dell'ambasciata, segnando la fine di un incubo ed iniziando un nuovo capitolo di storia, dopo decenni di sangue, sofferenza, torture, distruzione ambientale di un paese e negazione del più elementare dei diritti: quello di poter scegliere il proprio futuro! 

   

 Pochi dei nostri giornali hanno dato spazio a questo anniversario, pochi telegiornali lo hanno ricordato ma quella che fu la nostra generazione non dimentica. Non lo fa perchè quegli anni furono anche per noi un momento di grande crescita culturale, politica, di sostegno ai valori di giustizia e libertà, percorremmo le piazze e le strade d'Italia gridando il sostegno al popolo vietnamita, ci organizzammo e portammo il nostro aiuto raccogliendo il denaro utile ad acquistare chinino, per combattere malaria ed aiutare chi combatteva nelle risaie e nelle paludi vietnamite, innalzammo il vessillo rosso con la stella a sostegno di quel popolo che con i fucili combatteva contro Napalm, bombe e razzi!

     Quella lotta dei vietnamiti per la loro libertà si trasformò in lotta anche per la nostra libertà. Il mondo così grande divenne piccolo e per noi è un grande momento emotivo ricordare ciò che accadde, quel popolo con i sandali che vinse il più potente esercito della terra e la speranza di un futuro migliore......una speranza che dovrà continuare a fare i conti con quelle ingiustizie non ancora sconfitte.

     Gridavamo "Hooo Chi Miiinh" nelle grandi manifestazioni che la sinistra italiana organizzava. Oggi vale la pena ancora dire "Viva l'eroica lotta del popolo vietnamita!".

giovedì 1 maggio 2025

LA STORIA CHE CI UNISCE....

     Una giornata intera lontano da casa è lunga. E' anche un po' monotona, se ti trovi fuori dal tuo habitat naturale e può anche diventare stancante se vengono meno alcuni stimoli che la rendono interessante.

     Ma una giornata trascorsa in compagnia di brave persone e di gruppi di ragazze e ragazzi che sanno trasmetterti il loro interesse ad ascoltare quanto hai da dire loro, può trasformarsi in un grande raccoglitore di cose positive che vuoi salvare e portare con te per poi ripensare e riflettere su momenti vissuti, su particolari che non vuoi dimenticare, su sorrisi e parole che ti hanno coinvolto e su atteggiamenti che arricchiscono il tuo percorso e che hanno assunto la forma di invito a continuare in quella cosa che stai facendo ed in cui credi fermamente.

                                                  

     Martedì 29 aprile, due giorni fa, tutto questo si è concretizzato. Non è la prima volta e non penso sarà l'ultima ma è importante portarsi dietro il ricordo di ore utili e spese bene e di persone che rimangono presenti in te anche quando presenti non lo sono più e di loro rimane solo l'immagine fissata nella pellicola della tua mente, il ricordo.

     Martedì mattina, insieme a Luca Palestini nella sua funzione di docente/formatore per quel progetto che si chiama "Educare attraverso i luoghi", ho avuto l'incontro con le due classi 5aP e 5aT dell'ITC "G.Salvemini" di Casalecchio di Reno. Cecilia, Stefania ed un'altra loro collega professoressa hanno accompagnato fino a noi - che li aspettavamo accanto a quel muro giallo della Stazione di Bologna che ricorda il luogo dove avvenne l'attentato compiuto dai neofascisti dei Nar - i trentanove future/i esperti di informatica e di turismo che hanno deciso di arricchire il loro bagaglio di conoscenze della storia venendo ad incontrarci.

     La storia di quella strage spiegata da Luca ed il ricordo di che cosa avvenne in stazione dalle 10.25 in poi è stato ciò che ho fatto uscire dai miei ricordi di soccorritore tra i soccorritori che - alla guida dell'autobus della linea 37 trasformato in ultimo veicolo che tante vittime accompagnò nel loro ultimo viaggio terreno - si unì alla reazione umana e solidale che una intera città seppe offrire, con le mani e con il cuore.   


 E nel pomeriggio, arrivato Giovanni Mulargia a rivestire i panni di chi aveva il compito di spiegare la storia della strage, dei colpevoli e di quanti aiutarono, finanziarono, protessero e depistarono indagini e verità dei fatti, ancora io a portare la mia testimonianza ad altre ragazze e ragazzi, studenti delle classi 5aA e 5aB dell'IIS "A.Paradisi" . Ventinove interessatissime ragazze e ragazzi venuti da Vignola di Modena, attenti tutti e tutti coinvolti nell'ascolto di noi che li abbiamo "trasferiti" momentaneamente dentro una storia lontana e drammatica, inspiegabile per le sue tante assurdità e quasi misteriosa per quel continuo riferimento a parole e nomi che si pensa troppo spesso siano un rigurgito della storia di tanti anni fa ma che invece sono ancora attuali e presenti tra di noi. Neofascisti raccontati, attentatori e servizi che tradirono il giuramento di fedeltà alla Costituzione, terrore e sangue in quella strage compiuta in un giorno di festa e di sole e tante, tante vittime che finirono i loro sogni e progetti sotto quella mostruosa montagna di detriti che era l'ala ovest della Stazione Centrale di Bologna. I tre professori che hanno accompagnato gli studenti vignolesi non hanno dovuto fare alcuna fatica perchè tutti i loro studenti sono stati semplicemente splendidi nel seguirci, ascoltarci e poi, al termine dell'incontro, nell'esprimere a Giovanni ed a me la loro convinzione che è stato un incontro non solo utile ma anche carico di quell'emozione che questa storia sempre fa uscire sia in chi la racconta che in quanti l'ascoltano.

     Si torna a casa, dopo tante ore trascorse lontano da chi ti aspetta, con tante altre cose da raccontare. Cose che, però,  non appartengono più a quel ricordo del 2 agosto 1980 ma a quei gesti di affetto che loro, studentesse e studenti che abbiamo avuto davanti e con cui ci siamo allegramente uniti per qualche ora, ci hanno lasciato e che non si dimenticheranno, mai.

     A quelle e quelli del Salvemini e del Paradisi un grazie infinito.

giovedì 24 aprile 2025

IL 2 AGOSTO, TRA NOVI E ROVERETO, NEI DINTORNI DI MODENA

    Novanta minuti all'andata ed altrettanti al ritorno. Una sveglia prematura quando fuori era ancora buio e poi qualche centinaio di chilometri percorsi tra strade di provincia, ponti da attraversare, rotonde e rettilinei, il verde della campagna in quel primo albeggiare, poche borgate da attraversare, una piacevole conversazione fitta di notizie, aggiornamenti, storie ed opinioni su questo progetto che ci porta vicini e lontani, nelle scuole, tra i banchi dei ragazzi.     


     E' così che è iniziata la giornata odierna della prof. Cinzia Venturoli e del testimone che l'ha accompagnata (io) nelle due sedi scolastiche della Scuola Media "R. Gasparini" di Novi e Rovereto di Modena dove professori e studenti ci stavano aspettando per ascoltare una lezione di storia ed il ricordo di una persona presente quel sabato 2 agosto 1980, il giorno della strage alla stazione di Bologna.

     Mentre nel plesso scolastico di Novi di Modena - precisamente nei locali della loro mensa - ci attendevano quarantacinque studentesse e studenti delle 3aA e 3aB, in compagnia della prof.ssa Vanna Scaltriti e di altri suoi cinque colleghe/i, nei locali della Media, che porta lo stesso nome e che ha sede a Rovereto di Modena,


l'incontro l'abbiamo avuto con altri quarantuno studenti, ragazze e ragazzi delle 3aE e 3aD coordinati da alcuni dei loro professori presenti durante l'intera durata del nostro stare insieme.

     Due ore per ogni incontro. Il tempo - necessario seppur striminzito - utile alla nostra docente di storia Cinzia Venturoli per ricordare ancora una volta come fu pensata, organizzata e compiuta la più grande strage del dopoguerra in Italia. La bravura di Cinzia le permette di trasmettere ciò che è essenziale, in così poco tempo (ma lei aveva già compiuto una "incursione didattica" su questo argomento nelle settimane scorse!), quelle nozioni che non possono essere disperse nella marea di cose che i ragazzi dovrebbero tenere a mente ma lo fa con quella convinzione e quella semplicità che ogni parola che esce dalle sue labbra viene incisa nella memoria di chi ascolta. Pura bravura!

     E dentro quelle stesse due ore deve entrare - e ce l'abbiamo fatta pure oggi - anche la testimonianza di chi ha accompagnato Cinzia per raccontare quanto rimane nella sua memoria rispetto ai fatti di quel lontano e tragico giorno. Sia al primo gruppo di studentesse e studenti che a quanti ci aspettavano a Rovereto (di Modena) ho quindi riproposto la mia testimonianza, dalla mia memoria sono usciti e tradotti in parole i suoni e le immagini di quel giorno, i gesti di solidarietà, il dolore condiviso e la risposta data con umanità e fermezza a quel vile gesto di violenza compiuto da neofascisti e intrallazzatori delle istituzioni che scelsero di tradire quel giuramento di fedeltà alla Costituzione che vincola i loro comportamenti e le loro responsabilità. Mentre Cinzia faceva scorrere parole ed immagini, dalla mia voce uscivano i ricordi di mani che soccorsero e di un autobus che vagava per le strade della città, portando con se ciò che restava delle spoglie e delle storie di tanta gente barbaramente finite sotto quelle macerie.   


      Quando tutto finisce e vedi i volti seri di ragazze e ragazzi, ne hai apprezzato il silenzio e l'attenzione durante la lezione e poi il racconto, ne osservi qualche segno di emozione non nascosto e ricevi quel ringraziamento - da loro e da chi li istruisce - che sempre la nostra docente - Cinzia - merita ma che si rivolge anche al testimone, allora comprendi che quel tempo rubato al sonno, quel vagare per pianure e città, quello sforzo di memoria e quella porzione di fatica aggiunta a quella che già c'è, ti ripaga e ti convince a continuare. 

     Quindi? Non siamo ancora alla fine di questo anno scolastico. Manca un mese o poco più e ancora tanti appuntamenti ci aspettano. Ancora tante Novi e tanti Rovereto da incontrare, altre lezioni e altre testimonianze, altra memoria da trasmettere. Sì, a volte le energie scarseggiano ma non sarebbe utile a nessuno venir meno a questo impegno assunto nei confronti dei nostri giovani.

martedì 22 aprile 2025

a FRANCISCO

 


Mi era simpatico.
Mi piaceva la sua semplicità.
E' stato uomo di popolo ancor prima di uomo di chiesa.
Deciso nel cambiare ma anche risoluto nel conservare.
Ha avuto il coraggio di richiamare all'ordine i potenti.
Ha avuto la costanza di stare con gli ultimi.
Ha combattuto, con la ragione, contro tutte le guerre.
Ma gli hanno risposto, sempre, con il silenzio.
Non mi ha convinto a credere.
Ma mi ha convinto a rispettarlo.
...ed anche a volergli bene!
Ora prosegui nel tuo cammino, Francisco.
Io ti saluto.

giovedì 17 aprile 2025

"LA FAMIGLIA SCHMIDT" di Federico Spagnoli

   
    Nelle vesti di recensore non mi sento per nulla a mio agio, tuttavia qualche riga di questo blog mi sento di riempirla perchè credo che valga la pena di sostenere l'intento che spinge un giovane a curvarsi sulla tastiera di un computer per dar vita alla sua prima creatura...letteraria: un libro!

     Federico Spagnoli è un ragazzo serio e simpatico, amante dello sport ma anche della Storia, che ho avuto occasione di conoscere diversi anni fa. Nella sua scuola di Imola, incontrandolo, mi diede l'opportunità di apprezzare in lui una grande sensibilità ed una determinazione non comune nei giovani che sono ai primi approcci con le superiori. Merito anche dei valori che ti vengono trasmessi quando sei parte di una famiglia in cui il rifiuto della banalità moderna diventa uno stimolo a sviluppare quel senso della giustizia e dell'impegno che aiuta a diventare "persone giuste" in un mondo di ingiustizie. E questo è ciò che vedo in lui, ciò che mi fa credere in lui e nelle sue capacità ed anche nella sua decisione di scrivere questo suo primo libro.

     L'ha intitolato "La famiglia Schmidt"  ed io ne voglio accennare perchè ha fatto presa su di me in almeno due modi. 

     L'incursione tra le prime pagine dell'opera di Federico ha stimolato la mia curiosità morbosa e già mi vedevo in corsa verso le pagine successive alla ricerca del movente di un omicidio. Oh, è un giallo, Federico ha scritto un giallo e le premesse sono promettenti: il luogo del ritrovamento del cadavere, i detective, le indagini, i sospetti e la storia della vittima insomma quel che basta per prepararsi a far posto ad un racconto di quelli che "ti tiene lì" un po' con il fiato sospeso.

     E poi, la sorpresa (almeno per me) è stata nell'addentrarmi nello scritto di Federico che andava mutando pagina dopo pagina, con garbo e con una originalità tutta sua che ha delicatamente spostato quella mia prima idea del suo libro in una sorta di "ingresso" silenzioso, lento e rispettoso - quasi fossi un invitato - dentro la famiglia Schmidt! Ho cominciato a farne parte, a conoscerne Peter e Arla e poi Helmut e Willard ed ancora Hugo e tutti gli altri. Ed il colore "giallo" che avevo pensato di appioppare al libro si è lentamente trasformato in un rosa incoraggiante, un colore che ho rassomigliato spesso - nel leggere - al colore del sole che tramonta all'orizzonte.

     Non so come ci sia riuscito ma Federico mi scusi se penso al suo libro come ad una (quasi) indagine psicoterapeutica di questa famiglia Schmidt tanto è l'accuratezza con cui è riuscito a descriverne le caratteristiche fisiche e caratteriali di ognuno dei suoi componenti. Come se si entrasse in punta di piedi nella vita di ognuno di loro, il lettore viene a conoscenza di ogni più piccolo anfratto del loro essere persone che danno vita ad una storia famigliare ed al contempo individuale e ci si appassiona, si vuole vedere "come va a finire" gustando questo libro pagina dopo pagina, fino alla fine, una fine che mette pace nei sentimenti e che chiude in serenità una storia partita in modo drammatico.

     E' un libro che consiglio di leggere. Anche perchè c'è in me la curiosità di vedere come lo interpretano altri lettori e comunque Federico merita quel sostegno che gli viene dall'aver speso al meglio parte di quel suo tempo giovane che di solito trova altri canali di sfogo.

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Federico Spagnoli

"LA FAMIGLIA SCHMIDT"

Editrice Dialoghi

pag. 106  -  Euro 14

PRIMO MAGGIO CUBANO

  IL CORTEO DEL 1° MAGGIO A CUBA