Delle scuole Aldini e dei suoi studenti conservo ricordi sparsi nel tempo: il ricordo delle carovane di autobus che negli anni '80 correvano giù per via Indipendenza e Corticella, di mattina presto, e di quando li scaricavamo a centinaia davanti a quella scuola e mi sembra ancora di sentire il calpestìo sfrenato ed insopportabile che facevano al piano sopra dei bus a due piani, quasi per mettere fretta all'autista.
O il ricordo dei banchi di quella scuola, delle sue aule deserte di sera quando vi sedetti per frequentare un (improbabile) corso di Medicina del Lavoro e mi viene in mente quel lontano incontro tra noi, autisti ed attivisti sindacali, con loro, studenti in fermento che non volevano continuare ad essere trattati da passeggeri pressati come bestiame sui nostri autobus! Come si diceva allora: studenti e operai uniti nella lotta!
Da quei tempi sono trascorsi tanti anni, i ricordi restano indelebili mentre i tempi passano. Ora che mi viene data la possibilità di incontrare gli studenti, di rievocare i lontani ricordi di un giorno tremendo per Bologna, quello della strage alla stazione del 2 agosto 1980, quegli studenti delle scuole Aldini li ho incontrati di nuovo, più volte.
Non sempre è facile tenerli lì ad ascoltare storie lontane, difficili da comprendere, per certi versi assurde nel loro svolgersi e complicate per l'enormità di nomi, fatti, luoghi che fanno parte sempre delle storie di quel tempo, gli anni '60-'80 del secolo scorso. Un tempo indimenticabile per chi come me ha indosso il segno degli anni trascorsi (tanti!) ma complesso per chi si affaccia ad un mondo che non li sta educando nel modo giusto, come invece si dovrebbe.
Incontri con studentesse e studenti diversi e non può che essere così in quanto anche dalle Aldini transitano giovani in entrata ed in uscita. Studiano per preparare un loro futuro fatto di nozioni che li introducono ad una professione ed allo stesso tempo ad un approccio culturale di cui c'è tanto bisogno in questi tempi così...distratti.
Ed è così che quei diciotto ragazzi e quell'unica (orgogliosa!) studentessa che da una quinta classe dell'IIS "Aldini" ieri hanno scelto di venire ad incontrare noi - la docente di storia Rossella Ropa ed io come testimone venuto per raccontare quanto accadde in Stazione il giorno della strage - ci hanno sorpresi per la particolare compostezza, serietà, interesse dimostrati nel corso di tutta la mattinata trascorsa con loro. Segno che il buon lavoro svolto dalle loro prof. Roberta e Maria Adelaide ha avuto l'ascolto meritato, li ha aiutati ad avere quell'approccio non indifferente con un pezzo della nostra storia a loro così lontano eppure non estraneo al desiderio di capire meglio cose che i libri di scuola trascurano o celano del tutto.
Ci hanno "rinchiusi" tra di loro, sul primo binario della stazione e all'interno della sala d'aspetto. Hanno dato ascolto alla lezione di Rossella, seguendola passo dopo passo per apprendere chi, come e perchè fece quel massacro, ascoltarne i particolari, riflettendo su storie di famiglie, bambini, studenti e tanti altri innocenti che pagarono con la vita il solo essersi ritrovati lì, alle 10.25 di un sabato di quarantaquattro anni fa. In silenzio, come fanno le persone serie e loro lo sono stati per tutto il tempo.
E quando è venuto il tempo del mio racconto, della mia testimonianza loro, i diciotto studenti e quell'unica ragazza che alle Aldini studia insieme ai maschi "automazione" ed "elettronica", hanno dato un segno di grande rispetto, di comprensione, di partecipazione a quel mio racconto non facile da fare, quando l'emozione prende il sopravvento e le parole escono con difficoltà ma loro ne hanno voluto rafforzare il valore trasmettendo con il loro sguardi quel sostegno ad una memoria che si apre ma sempre con difficoltà.
Sono stati stupendi questi giovani e quando ci sono momenti in cui ti senti solo, quando senti il peso di una testimonianza che svela una emozione che non puoi trattenere, quei loro sguardi e le tante domande che ti rivolgono - durante e dopo - quando pensi che tutto stia per finire ma ancora vogliono stare lì con te, questo è l'aiuto di cui hai bisogno!
Se poi la storia di quanto tanta gente fece quel giorno, la storia di quell'autobus della linea 37, le lunghe ore tra gente sconosciuta e pur così affratellata da gesti condivisi ed umani, l'essersi sentiti utili ed allo stesso tempo protagonisti di una risposta collettiva ad un atto criminale e fascista, se tutto questo ha contribuito ad aprire le menti di quei giovani che erano lì, davanti a noi ieri mattina, allora possiamo sentirci contenti noi - Rossella ed io - ma anche loro - studenti e professori! Tutto questo è ciò che abbiamo ricevuto dai ragazzi e dalla ragazza di una quinta classe dell'ISS Aldini, ieri. Grazie per il vostro grande segno di maturità!
E ora? Ci fermiamo. Un po' di vacanza fa bene a tutti, anche a noi. Ma poi torniamo. Aspettateci e...Buone Feste!
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