Sono trascorse due settimane dall'assurdo assembramento dei nostalgici neofascisti di Casa Pound a pochi passi dalla Stazione di Bologna, da quel luogo dove mani e teste che ancora anelano al ritorno di quel regime che trasformò in tragedia le sorti di migliaia di italiani misero quell'ordigno che provocò la morte di 85 persone, il ferimento di oltre 200 e la distruzione di una intera ala della stazione stessa.
A metà novembre, la decisione di permettere a chi si rifà ad un regime condannato dalla storia oltre che dalla Costituzione di marciare, esibire mani tese ed urlare slogan che basterebbero a far scattare divieti essendo tutto questo passabile come invito a "ricostituire il partito fascista" mise in moto prese di posizione e polemiche che videro coinvolte le nostre istituzioni locali e che mobilitarono l'attenzione di organizzazioni sociali e politiche non solo della città di Bologna.
Gli incidenti - che si potevano e si dovevano evitare - scaturiti da quel raduno, non hanno sopito la voglia dei bolognesi di reagire. La risposta si è concretizzata oggi, questa mattina, con il presidio democratico che ha fatto convergere all'interno di quella sala d'aspetto della Stazione di Bologna dove la bomba del 2 agosto 1980 esplose molte persone, rappresentanti delle nostre organizzazioni sociali e politiche, l'Anpi, le sigle sindacali Cgil-Cisl ed Uil, uomini e donne di ogni età per aderire all'iniziativa proposta unitariamente dal Sindaco del Comune di Bologna e dai responsabili delle Associazioni tra i Famigliari delle Vittime delle Stragi di Bologna, di Piazza Fontana, di Brescia, dell'Italicus e della Uno Bianca. Una sala piena di gente tra cui si sono mescolati quelli che portarono aiuto ai feriti a quelli che oggi parlano ai giovani delle nostre scuole, per aiutarli a crescere con la consapevolezza che quel pezzo di storia, quelle storie di persone barbaramente uccise non vanno dimenticate e solo con l'impegno democratico si potrà e dovrà rispondere ai propositi di chi invoca uno Stato con meno spazi di libertà.
Questa mattina, alle 10.25, dopo aver osservato un minuto di silenzio osservando quel lungo elenco di nomi scolpiti sulla grande lapide che ne ricorda il sacrificio, i rappresentanti delle varie organizzazioni intervenute, il Sindaco Lepore e Paolo Bolognesi, Presidente dell'Associazione tra i Famigliari delle Vittime del 2 agosto 1980 hanno ricordato a tutti l'impegno a continuare la lunga battaglia per il diritto alla verità e per conoscere fino in fondo nomi e responsabilità dei colpevoli delle stragi.
Bologna non dimentica, lo fa anche attraverso il ricordo delle vittime, leggendone - una ad una - i nomi, le età, proprio come anche questa mattina ha invitato a fare la storica Cinzia Venturoli. Nomi ed età scanditi con quella tenerezza e quell'emozione che si fa viva, sempre, ogni volta che il pensiero torna a quei bambini, a quelle donne, a quegli uomini, a quelle famiglie la cui vita fu stroncata ingiustamente.
Questo impegno, condiviso e sostenuto da tutti i cittadini presenti, ha voluto rappresentare anche un monito a chi pensa di modificare l'indirizzo democratico del paese ed allo stesso tempo ha voluto essere una forma di "invito" a quanti hanno la responsabilità giuridica ed istituzionale di bloccare, impedire a movimenti e gruppi che si collocano al di fuori del dettato costituzionale di poter mettere in atto i loro propositi reazionari.
Grazie di questa riflessione
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