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venerdì 7 giugno 2024

2.8.1980 X TRENTO

 L'aula è chiusa, c'è silenzio tra sedie e cattedra, il vocìo dei ragazzi è lontano ed anche il nostro anno scolastico è terminato. 

 Le lezioni, le testimonianze, gli incontri sul progetto "Educare attraverso i luoghi" da oggi si concedono un po' di vacanza. 

 Docenti di storia e testimoni non se ne vanno di certo ma un periodo di riflessione magari lungo un sentiero di montagna o sdraiati sotto l'ombrellone in una spiaggia possibilmente tranquilla ci vuole, ci aiuterà a riordinare le energie per ciò che arriverà in autunno.

 Ma prima di sospendere anche queste note che mi sono d'aiuto per mantenere vivi i momenti degli incontri avuti con tanti studenti, tanti professori, tanti maestri di tante classi e delle più svariate scuole è doveroso che scriva ancora per non dimenticare il bell'incontro che abbiamo avuto - ieri, giovedì 6 giugno - con gli attentissimi 17 studenti della 4a del Liceo "L. Da Vinci" di Trento. 


 Quasi in "zona cesarini", ultimi di un lunghissimo elenco di incontri, non hanno voluto perdere l'opportunità di incontrare l'Associazione tra i Famigliari delle Vittime, una delle nostre docenti di storia ed i testimoni per ascoltare la ricostruzione e le vicende legate alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Avevano visitato in mattinata il Museo di Ustica e non potevano fare ritorno tra le loro montagne senza approfittare dell'opportunità di saperne di più sul più grande ed efferato massacro di vite umane compiuto in Italia dalla fine della seconda Guerra Mondiale.

 Loro ed i prof. Alberto Conci e Laura a Beccara hanno incontrato Rossella Ropa, Paolo Lambertini ed il sottoscritto lì, al binario uno della Stazione Centrale, nelle prime ore pomeridiane, e proprio da lì sono iniziate le abbondanti tre ore durante le quali storia del terrorismo, storia e storie della strage compiuta nella nostra città, i ricordi di vicende personali e collettive, il dramma di una famiglia e di un allora ragazzo che perse la mamma, di tante altre famiglie ed il racconto di come reagì la gente di una città e della dedizione che per ore ed ore seppero dare operatori dei servizi e dipendenti di ospedali, dei corpi di polizia e carabinieri, di Vigili del Fuoco e tanti, tanti altri, mescolati ed insieme per aiutare, ridare umanità a corpi e famiglie distrutti, con le mani a scavare, le ambulanze a correre per salvare vite, gli autobus per aiutarle e dare quell'ultimo conforto a corpi senza vita.

 Una lezione di storia, quella raccontata con parole semplici ma efficaci da Rossella, una lezione che è sempre doveroso fare perchè si traduce  nel modo giusto per tenere "attaccati" i giovani che ci fanno visita all'importanza della storia, quella spiegata e quella vissuta. Rossella, in questo, sa di avere una grande responsabilità e ci mette il meglio di sè stessa, ogni volta, in ogni occasione d'incontro con gli studenti.

 


E la vicenda umana ma al contempo divenuta anche un impegno al quale non vuole sottrarsi, l'impegno in quell'Associazione tra i Famigliari di cui è ormai divenuto una presenza determinante, per portare avanti quella necessità di conoscere la verità, fino in fondo, e di ottenere quella giustizia che ogni famigliare di una vittima giustamente esige. Paolo Lambertini ha ripercorso la sua storia, una vicenda dolorosa, momenti di emozione trasmessi a tutti noi che lo ascoltavamo perchè in ogni sua parola c'erano la sofferenza per la perdita della madre, la sua crescita con questo grande vuoto, insieme ad un padre colpito e distrutto dalla mancanza di quella presenza e di quell'affetto che una moglie, la compagna di una vita, sempre rappresenta. 

 Non è mai facile aggiungere parole a quelle di Paolo ma anch'io ho raccontato ciò che vidi fare quel giorno, ciò che provai a fare io stesso, con quell'autobus della linea 37, prolungamento delle mani che scavavano, un mezzo che servì ad accompagnare corpi straziati ingiustamente, senza colpe. Io, mescolato a tanti altri volontari ed a tanti operatori di quei servizi che lasciarono una impronta di umanità e di risposta a quelle canaglie neofasciste indimenticabile.

 Ci hanno ascoltato. Lo hanno fatto in silenzio, con grande rispetto. A Paolo, a Rossella e poi anche a me, qualche loro domanda. In tre ore non si riesce mai a parlare di tutto e così - come ha suggerito di fare Alberto, il loro prof - quei ragazzi della 4a del Liceo di Trento si collegheranno presto in video con Paolo e Rossella per altri approfondimenti sui processi, sulle accuse, sulle sentenze, sulle nuove udienze in corso completando in questo modo l'itinerario di ricostruzione di una storia che vogliono avere ben chiara in loro. 


 Quando le cose hanno questo risvolto ci si lascia con dispiacere ma anche con quel senso di incoraggiamento a continuare che lo stesso Alberto sottolineava nel suo intervento di saluto finale. Lui ci ha dato conferma che il nostro è un buon modo di raccontare una vicenda dolorosa perchè "facciamo entrare" chi ci ascolta "dentro" i luoghi dove è accaduto un gesto disumano e dove la sofferenza di tanti ha incontrato l'umanità di tante persone, anche dentro quell'autobus che ho portato per tante ore.

 Ora ci fermiamo un po'....ma voi restate quì, perchè noi non ce ne andiamo....

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