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venerdì 8 marzo 2024

85 NOMI, NEL MURO DI UNA STAZIONE

      "...allontanarsi dalla linea gialla..."

      Quante volte lo sentiamo questo appello che ci arriva dall'altoparlante posto in alto, al binario numero uno della stazione di Bologna, mentre i ragazzi delle scuole sono in semicerchio, intorno a noi ad ascoltare la ricostruzione del giorno in cui in quello stesso luogo avvenne il più grave attentato mai compiuto in Italia dal secondo dopoguerra. Ascoltano Cinzia o Rossella, le nostre due docenti, ne seguono la lezione di storia e lo fanno "sopportando" sempre annunci ed interruzioni varie che immancabilmente fanno parte della normale quotidianità di una stazione dei treni: o perchè si fa forte il cigolìo dei freni di un convoglio in fermata o perchè sta passando lo strano veicolo con il quale l'addetto "strofina" e pulisce i marciapiedi, o perchè c'è l'annuncio di un ritardo oppure quello di un avviso delle norme di sicurezza sempre presenti dove c'è un grande affollamento di persone. E' la normalità, qualcosa di fuorviante che però entra a far parte delle nostre abitudini, voci e suoni che non distolgono comunque l'attenzione che i nostri studenti sempre dedicano a questi incontri così numerosi e così importanti.

                                               

      E così, anche ieri giovedì 7 marzo, la quarantina di giovani ospiti che sono arrivati da Modena per capire meglio cosa fu il 2 agosto 1980, si sono mescolati a noi - per la precisione a Rossella Ropa ed al sottoscritto - e raggruppati davanti a quelle lapidi ed al grande squarcio nel muro che indicano la parte della stazione collassata su se stessa dopo l'avvenuta esplosione che distrusse le sale d'aspetto di prima e seconda classe e poi dentro l'attuale sala, di fronte ad un muro e accanto a quell'affossamento del pavimento che indica ancora il punto esatto dove l'esplosivo causò la morte di 85 innocenti vittime ed il ferimento di altre 216 persone. Tutti in ascolto di storia e storie: la storia di un attentato e le storie di persone e famiglie uccise barbaramente da terroristi dei N.A.R. con la copertura di apparati dello stato e personaggi influenti delle nostre Istituzioni.

      Gli studenti di ieri provenivano da due istituti scolastici modenesi. Ventisei di loro dal Liceo "F. Corni" ed altri diciassette dal "Dante Alighieri". Ragazze e ragazzi che frequentano la 5a nei loro rispettivi istituti, arrivati fin quì accompagnati dalle loro professoresse. Una parte di questi giovani studia Scienze Applicate mentre altri hanno scelto di concentrarsi sui libri che insegnano un indirizzo Tecnico Commerciale ma tutti non hanno rifiutato di venire nella nostra stazione per apprendere la storia di un periodo rimasto nella memoria non solo dei bolognesi ma dell'Italia intera.


      Dopo averci confermato che un primo approccio con un tale argomento lo avevano avuto dalla prof. Cinzia Venturoli, "sbarcata" a Modena per aiutarli a capire - in classe - quel 2 aqosto di quarantaquattro anni fa, gli studenti modenesi hanno seguito con interesse tanto la lezione di Rossella quanto la mia testimonianza. Un racconto - il mio - mai facile da fare essendo sempre presente quell'aspetto emotivo che la memoria risveglia nel corso del racconto e quando intorno a me ed alla docente che mi accompagna percepisco il silenzio, il rispetto, la partecipazione ed anche la sorpresa che a volte scatta quando si viene a conoscenza che qualcosa di diverso dal solito è accaduto quel giorno - come l'utilizzo di un autobus della linea 37 per accompagnare corpi senza vita nel loro ultimo viaggio - ecco allora che questo ti fa percepire quanto bisogno abbiano questi giovani di sapere come e perchè nelle persone che abbiamo intorno possono scattare gesti semplici ed imprevedibili ma tutti segnati da una grande umanità ed una grande generosità. Proprio ciò che accadde il 2 agosto 1980.

      Le ore passano svelte. Arriva il tempo del rientro, a Rossella non rimangono che poche decine di minuti per ricordare loro che cosa avvenne - e che cosa ancora succede - nelle aule dei tribunali, un dialogo fitto tra avvocati, giudici ed accusati di grandi colpe e di gravi delitti e si parla di condanne e di "liberazioni" difficilmente giuste e sempre mal comprese ma soprattutto della tenace insistenza con la quale un pugno di avvocati - da anni - persegue il diritto a conoscere la verità ed ottenere giustizia, fino in fondo! Un diritto per ottenere il quale l'Associazione tra i Famigliari delle Vittime insieme a tutti coloro che continuano a sostenerne le ragioni si batte ormai da decenni.  

             

      E quando è tempo di saluti, questi giovani di Modena, le loro professoresse, si avvicinano a noi, a Rossella con la quale intercorre un breve colloquio, tra chi insegna e chi apprende, ed a me, per esprimere la loro gratitudine nell'avergli aperto "i cassetti della mia memoria". 


     

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