E' venerdì 19 gennaio, mancano pochi minuti alle 11 e mi trovo a Casalecchio in compagnia di Matteo Pasi. Matteo è il responsabile dell'Associazione Pereira, una organizzazione del ravennate che porta nelle scuole, tra gli studenti, tra i professori, una serie di tematiche di grande interesse culturale, sociale e didattica. Argomenti non sempre trattati come si deve negli istituti scolastici eppure di grande importanza: mafie, droghe e terrorismo!
Con Matteo ho appuntamento con due classi del Liceo "L. Da Vinci" e con una delle professoresse che quì insegnano, la Prof. Chiara Stancari. L'argomento che portiamo tra i ragazzi è la strage del 2 agosto 1980, cosa accadde in stazione a Bologna. Chiara ci accoglie all'ingresso ma pochi istanti prima del suo arrivo è stato piacevole il saluto che ci è stato riservato dalle "bidelle". Gentili ed interessate. Riconoscendomi, una di esse ha voluto raccontarmi dello suocero che il 2 agosto 1980 si trovava nella sala d'aspetto della stazione di Bologna. Era un agente della Polfer e come tale si stava occupando di una persona che in sala disturbava e lui, tentando di dissuaderlo, venne colpito al volto da un pugno. La sua reazione lo spinse a portare fuori il "manesco", allontanandolo lungo il marciapiede che separa dal primo binario. Fu la sua fortuna: la bomba esplose e quel suo suocero ebbe la vita salva....grazie ad un pugno!
La nostra prof ci fa entrare un una piccola palestra. Fingerà da "aul(etta) magna" e dopo i soliti lavoretti per collegare computer, schermo, audio cominciano ad arrivare i ragazzi. Sono in maggioranza studentesse ma tra loro anche baldi giovanotti. Frequentano la 5aDL e la 5aB ed il loro indirizzo di studio è Scientifico (quasi tutte ragazze) e Linguistico. Ragazze e ragazzi composti, gentili, seri e si percepisce in loro interesse e coinvolgimento in quanto sta per essere ascoltato.
Chiara introduce, ci presenta, motiva il senso del nostro incontro e poi è Matteo che si limita a poche parole aggiunte. Del resto lui, quì, è già venuto, i ragazzi li ha già incontrati, con loro ha già parlato della strage, del terrorismo e dei terroristi. Quindi mi guarda e lascia la parola a me....
.......tutto il mio racconto di quel giorno, ciò che non scomparirà mai dalla mia memoria, il silenzio, le urla, i gesti di tanta umanità e solidarietà, la sofferenza, il soccorso, la risposta, tante mani a scavare, volontari e professionisti di un soccorso infinito, l'autobus 37 e ancora tante altre cose in memoria, momenti di emozione mal trattenuti ed i loro occhi che mi osservavano attenti, i loro volti che nascondevano a malapena la reazione a quanto stavano ascoltando. Il tempo è passato in fretta, sono arrivate le loro domande, le mie risposte e poi la voce si è fermata ed a liberare la tensione è stato il loro applauso che io interpreto sempre come un abbraccio.
E alla fine quelle ragazze e quei ragazzi sono rimasti lì, oltre il loro orario, aspettavano....aspettavano che mi avvicinassi per chiedere ancora altre cose finchè, timidamente non è stata una di esse a chiedermi se potevano salutarmi con un abbraccio vero. Ed è stato un lasciarsi commosso, per me e per loro, uno stringersi che aveva il significato di aver vissuto insieme la memoria di una giornata di dolore ma anche di orgogliosa risposta data da una città e dalla sua gente, così diversa ma così unita.
I saluti, le promesse di ritornare a raccontare, le porte del liceo che si chiudevano alle nostre spalle e fuori, una giornata grigia, fredda, bagnata. Ma dentro sentivo il caldo del loro calore a rincuorarmi.
E' stato bello. Grazie ragazze, grazie ragazzi, grazie prof! E grazie a te, Matteo, per avermi portato quì!
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