Circa 86 studentesse e studenti ci hanno fatto visita ieri a Bologna! Un bel numero, non c'è che dire e così aumenta giorno dopo giorno il grafico di scuole e studenti della città e della provincia che -nel corso dell'anno scolastico 2023-2024- vengono a Bologna per apprendere e/o approfondire la storia del più grave attentato neofascista avvenuto in Italia -e precisamente a Bologna - nel dopoguerra: la strage alla stazione del 2 agosto 1980.
Un incontro incrociato, tra classi che arrivavano ed altre che partivano, orari distribuiti e rispettati (più o meno!), docenti e testimone che si sono "scambiati" i luoghi della memoria e la sala dove incontrarci...ma tutto è andato bene anzi, direi alla perfezione.
Solitamente gli incontri multipli avvengono sia al mattino che al pomeriggio ma ieri abbiamo dovuto incastrare l'arrivo di quattro classi e l'udienza del processo contro Paolo Bellini (uno tra i massimi colpevoli della strage) in una sola mattinata. Ci si chiederà cosa c'entra il processo e la risposta è abbastanza semplice: è importante garantire ai famigliari (che sono anche portatori delle testimonianze agli studenti) la loro presenza in aula per cui il testimone volontario di ieri ha dato disponibilità ad incontrare più classi in una sola volta.
Spiegati questi particolari vengo a descrivere la giornata "della memoria" che -prima con la prof. Cinzia Venturoli poi con Rossella Ropa- si è svolta tra le ore 9.30 del mattino e quasi le 13 del primo pomeriggio.
Mentre alla stazione di Bologna, gli studenti (40 in totale) della 3aD e 3aF della Scuola Media "G.Reni" di Bologna con relativi professori ascoltavano la ricostruzione storica della strage proposta loro da Rossella Ropa, nella sala del Municipio di Bologna messaci a disposizione dal Comune, la prof. Cinzia Venturoli ed io incontravamo alla stessa ora i 46 studenti delle classi 3aC e 3aB delle Scuole Medie di Malalbergo e di Altedo, paesi della bassa bolognese saliti a Bologna per ascoltare e vedere "la storia". In questo caso la lezione di Cinzia ha dovuto essere più breve per dare lo spazio a me ed alla mia testimonianza ma con l'impegno che una volta trasferitisi in stazione quello sarebbe stato il luogo dove lei sarebbe scesa in ulteriori dettagli per spiegare gli anni del terrorismo, i colpevoli, mandanti e depistatori, processi , condanne e raccontare storie di uomini, donne e bambini vittime di quel massacro causato dallo scoppio della bomba nella sala d'aspetto della stazione di Bologna.
E così, controllati gli orologi, al termine di quel mio racconto di soccorritore, autista di quell'autobus proveniente dalla linea 37, volontario tra i volontari ed un solo corpo con quelle persone mai ringraziate a sufficienza come i Vigili del Fuoco, Medici, personale sanitario, funzionari degli enti preposti al soccorso, gente comune e forze dell'ordine, giovani in tuta mimetica dell'esercito e chissà quanti altri e provenienti da chissà quali mestieri, conclusa quella mia testimonianza c'è stato un lento lasciarci. Lento perchè quelle ragazzi e quei ragazzi di Altedo e Bentivoglio volevano ancora sapere e capire e volevano lasciarci un ricordo speciale: intonando parole e musica di una vecchia canta delle mondine dove il vecchio testo era stato modificato con parole dedicate al 2 agosto...E se l'emozione era già stata presente in precedenza, quel loro canto ne ha aumentato il senso.
Partiti loro sono arrivati con Rossella Ropa e con i loro insegnanti i ragazzi e le ragazze delle "Guido Reni". Arrivavano dalla stazione, erano una quarantina. Accanto al binario 1 ed alle lapidi che ricordano lo scoppio e le vittime dell'attentato avevano ascoltato una parte importante della ricostruzione storica di Rossella. Ora, qui nella grande sala del Comune, avrebbero ascoltato anche il mio racconto, come era appena avvenuto per i loro "colleghi" delle altre classi da poco partiti. Testimonianza di una presenza in stazione, quel 2 agosto di 44 anni fa, tra altri soccorritori ma alla guida di un mezzo particolare che si trasformò in accompagnatore di quelle povere vittime stroncate da mani criminali, il 37, perchè così è conosciuto, una memoria colma di emozioni ma giustamente offerta a chi ascoltava.
E quando anche quì c'è stato il momento dei saluti, quel non volerci lasciare testimoniato da altre domande, gesti di amicizia e voglia di rivederci....chissà quando, però, abbiamo ancora una volta compreso l'importanza di questo progetto. Che va continuato.
Sempre grazie per l’opera di informazione storica che diventa un ‘ educazione all’antifascismo . Ce n’è un gran bisogno!!
RispondiEliminaCiao
Giorgio Laghi