Quattro classi in due tappe. Una intera giornata trascorsa con gli studenti modenesi. Settantacinque ragazze e ragazzi che sono venuti a Bologna per ascoltare storia, storie e testimonianza di un giorno tremendo ma da non dimenticare: il 2 agosto 1980.
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Erano le ore 9 di ieri quando i 42 studenti dell'Istituto Superiore di Istruzione/Liceo "F. Selmi" -accompagnati dalle loro tre professoresse- sono arrivati sul marciapiedi del binario n°1 della Stazione di Bologna. Ad attenderli eravamo io e la nostra docente di storia Rossella Ropa. Nel loro percorso di studio questi giovani delle classi 5aA e 5aB hanno scelto "Biologia" come indirizzo verso il loro futuro.
Ben predisposti ed educati, dopo essersi disposti in cerchio hanno cominciato ad ascoltare il racconto di come e perchè è avvenuto l'attentato che uccise 85 persone e ne ferì 216, un insieme di storia e storie che Rossella ha spiegato loro per creare le condizioni affinchè capiscano come si è potuti arrivare al punto di minacciare la tenuta delle Istituzioni e la democrazia stessa per un tentativo di riportare in auge idee di un passato oscuro che voleva riportare un intero paese indietro nel tempo. Attentatori appartenenti a gruppi neofascisti, protettori, finanziatori, servizi segreti deviati e personaggi della politica, della finanza, dell'informazioni prestatisi ad un criminale disegno eversivo.
E poi, una volta trasferitici in una delle preziose sale che il Comune ci ha messo a disposizione nel Municipio di Bologna, l'incontro con il testimone, con me. E lì è partito il mio ricordo di quel giorno, la memoria ha ancora una volta fatto riemergere i momenti di quelle ore trascorse tra persone che soccorrevano e persone cariche di dolore, tra Vigili del Fuoco e medici, infermieri e funzionari, muratori, parroci, meccanici, autisti di autobus, taxisti e tanti, tanti volontari, uomini e donne senza nome ma con un cuore aperto alla solidarietà ed al conforto verso chi stava soffrendo un dramma indimenticabile. Il mio racconto di un autobus della linea 37 con quel suo triste carico di morte che portò per l'ultima volta a destinazione corpi straziati da un ordigno che mani criminali avevano posto in quella sala d'aspetto della Stazione.
E quando il racconto è finito l'emozione era palpabile, il silenzio ha prevalso sulla voglia di fare domande, volti tirati, anche occhi lucidi, i mei ed i loro. Un saluto collettivo che è sempre completato dai loro abbracci, dalle parole che vogliono rivolgere per comunicare che quell'incontro è stato utile, giusto da non dimenticare. E questo è ciò che conta!
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Trentatrè ragazze e ragazzi, tre professoresse ed un insegnante di sostegno, la 5aG e la 5aH del Liceo "C.Sigonio" di Modena, il nostro secondo incontro della giornata. Con me, ieri pomeriggio in Stazione a Bologna, c'era Cinzia Venturoli, la nostra storica docente che da anni, tanti anni, organizza e gestisce in prima persona gli incontri con studenti di ogni ordine e grado di scuole, dalle elementari sù sù fino alle Università. Ormai ha alle spalle centinaia di incontri con migliaia di ragazze e ragazzi, un patrimonio di conoscenze trasmesse ad altri che ha un valore encomiabile! Cinzia è una docente di storia che -oltre a fare questo- trova anche il tempo (e non si sa come possa farcela!) di scrivere libri, fare conferenze, corsi di formazione ad altri insegnanti, incontri e dibattiti, interviste ed attività di altro genere che la rendono una persona di elevata capacità e conoscenza senza la quale trasmettere la memoria sulla vicenda del 2 agosto 1980 (e non solo) sarebbe assai difficile se non impossibile.
Davanti alle lapidi, dentro la sala d'aspetto, osservando l'intero edificio della stazione di Bologna, con quell'orologio fermo sulle 10.25 a ricordare la strage e poi lungo quel percorso che ci accompagna in pieno centro di Bologna, nella sala del Municipio dove parte la mia testimonianza. Il ricordo di un autista, del"37" che accompagnò i corpi delle vittime nel loro ultimo viaggio agli obitori della città, e il racconto di che cosa seppero fare infermieri e vigili del fuoco, medici e forze dell'ordine, muratori e giovani volontari, impiegati, baristi, gente di passaggio in ona dimostrazione di grande umanità, per soccorrere e confoortare, per reagire ad un vile disegno sovversivo. Un racconto che sempre muove l'emozione, una reazione che accomuna me e loro che ascoltano. Momenti che non si dimenticano, mai.
Ecco, quando è ormai sera si chiude una giornata che lascia un segno. Loro, questi giovani, avevano il diritto di sentire questi racconti. Noi, con qualche anno in più, abbiamo il dovere di aiutarli a capire. Ed entrambi ne sentiamo il beneficio.
Gli occhi lucidi dopo interi decenni sono una sincera dimostrazione che l’emozione per ciò che accadde il 2 agosto 1980 è ancora molto viva. Bravi! Emanuela
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